La balenottera senza coda ha lasciato il golfo di Catania. La biologa marina a LN: “E’ molto malata ma ha ancora un’energia incredibile”
Lunga quasi 18 metri, sofferente ed emaciata. "Codamozza", così è stata ribattezzata la balenottera, prosegue contro ogni pronostico per la sua rotta
Lunga quasi 18 metri, sofferente ed emaciata. "Codamozza", così è stata ribattezzata la balenottera, prosegue contro ogni pronostico per la sua rotta
Codamozza è un esemplare adulto di balenottera comune. Diciotto metri di fierezza, o così si stima, non contando nel calcolo la coda. Eh sì, perché Codamozza è completamente priva della pinna caudale, ma questo non sembra fermare la sua prepotente voglia di vita. La sfortunata balenottera è infatti dotata di un’enorme capacità di resilienza che la guida imperterrita durante la sua rotta.
Emaciata, sofferente priva di una parte fondamentale del suo possente corpo, quella che le permette di sprigionare la propulsione per immergersi nelle profondità marine alla ricerca di cibo, Codamozza è stata avvistata, l’ultima volta, pochi giorni fa, a largo della nostra Penisola, prima nello specchio d’acqua che lambisce le coste calabre e poi quelle siciliane.
Migliaia di chilometri percorsi nel Mediterraneo
Per capire le condizioni della balenottera, Liguria Nautica ha intervistato Clara Monaco, biologa marina e direttrice scientifica dell’associazione Marecamp, che si occupa del monitoraggio e della conservazione dei cetacei in tutta la Sicilia orientale.
Grazie al lavoro dei volontari dell’associazione, si è potuto infatti procedere all’identificazione dell’animale che, seppur nelle sue precarie condizioni, ha percorso migliaia di chilometri nel Mediterraneo. Prima di raggiungere lo stretto di Messina, dove la Capitaneria di Porto ha scortato il suo passaggio, era stata infatti già avvistata in Spagna e in Francia.
“Dagli ultimi avvistamenti effettuati in Calabria – ci racconta Clara Monaco – non si era sicuri fosse la stessa balenottera ma facendo delle foto specifiche della pinna dorsale, utilizzando cioè il metodo della coda identificazione che serve per catalogarli, siamo riusciti a capirne l’identità”.
“La pinna dorsale è come l’impronta digitale nei cetacei – spiega la direttrice scientifica di Marecamp – le particolari cicatrici hanno permesso di identificare la balenottera e, con i colleghi dell’Istituto Thethys, abbiamo definito che era proprio Codamozza, la stessa effettivamente vista in Spagna, in Francia e probabilmente anche in Grecia”.
Purtroppo Codamozza, a causa delle sue condizioni di salute, non riesce ad effettuare quelle vigorose immersioni che gli permetterebbero di spingersi nelle profondità del mare, dove è più semplice trovare qualche boccone di zooplancton. Anche se le balenottere hanno la capacità di sopravvivere per lungo tempo senza nutrirsi, consumando lo strato di grasso accumulato nel tempo, le immagini del cetaceo scavato ed emaciato non fanno purtroppo sperare per il meglio.
Eppure la balenottera contro ogni previsione è giunta fino al Golfo di Catania, nuotando alla velocità di quasi 4 km all’ora e, dopo aver lasciato il golfo alle sue spalle, ha fatto rotta verso nord. “Ha ancora – sottolinea Claudia Monaco – un’energia stupefacente. Non abbiamo notizie da quando ha lasciato lo stretto di Messina, si dirigeva verso nord-ovest, anche se speravamo riuscisse ad andare un po’ più a nord, verso il santuario dei cetacei dove di regola in questo periodo si alimentano. La sua rotta – rivela la biologa marina – si è sempre mantenuta sotto costa, sembra restia a prendere il largo”
Il primo avvistamento nel 2005
I riflettori su di lei si erano già accesi nel lontano 2005, quando l’Istituto Tethys, ente no profit che da oltre 30 anni studia i mammiferi marini del Mediterraneo, aveva avvistato questo imponente cetaceo accorgendosi della sua sfortunata particolarità: le mancava una parte della coda. Conseguenza molto probabilmente di un incontro ravvicinato con l’uomo o meglio con l’elica di un’imbarcazione.
Oggi la coda dello sventurato animale è stata mozzata completamente. L’ipotesi più probabile di questa seconda mutilazione sembra essere una necrosi, subentrata dopo essere stata stretta a lungo da una lenza o da una rete anche se non sembra escludersi anche la possibilità che sia stata tranciata dall’elica di un’imbarcazione che le si sia avvicinata troppo.
Ciò che è accaduto al grande cetaceo ha acceso un faro sul problema del traffico marittimo. Sono molte, infatti, le imbarcazioni da diporto che, soprattutto in estate, sfrecciano nei nostri mari senza rispettare i limiti.
“Molto spesso si va ad alte velocità pensando che in mare ci siano solo barche – ricorda Clara Monaco – quindi se non si vedono in superficie degli ostacoli si procede spediti. Ma un delfino o un capodoglio che in quel momento, stremati da una lunga immersione, risalgono in superficie, non hanno quella prontezza per spostarsi e quindi possono essere a rischio di impatto”.
Non è però solo un problema di velocità. Ci sono cetacei che rimangono feriti a causa della curiosità di alcuni diportisti che, avvicinandosi troppo agli animali con le loro imbarcazioni, li colpiscono con le eliche, per non parlare del passaggio delle grandi navi come cargo e traghetti o delle reti fantasma dove spesso i poveri animali rimangono imprigionati.
Codamozza può essere salvata?
La risposta purtroppo non è quella che vorremmo sentire. “Ci chiedono tutti perché non proviamo a salvarla e non le mettiamo una protesi – afferma la direttrice scientifica di Marecamp – ma a queste stazze non è possibile, su un animale così malato, qualunque intervento potrebbe essere nocivo. In alcuni casi la natura è davvero più grande di noi. Quello che possiamo fare – conclude Clara Monaco – è alleviare ulteriori disturbi o traumi a questa creatura”.
Codamozza è l’emblema di oggi. Di una natura ferita a causa della disattenzione umana, ma è allo stesso tempo l’immagine più chiara della inesorabile, disperata, indomabile forza della vita, che accompagnerà la balenottera durante tutto il suo viaggio fin quando il grande blu non deciderà di coprirla per sempre con il suo mantello.
Maria Cristina Sabatini
Autore della foto Clara Monaco / Marecamp
Autore del video Marecamp
Argomenti: Daily Nautica