A Lavagna Aqua ripristina l’itticoltura off-shore dopo la maxi mareggiata di ottobre
La società, ricorrendo alle assicurazioni e agli utili investiti negli anni, in soli 8 mesi è riuscita a ricreare o riparare tutte le 16 gabbie dell'impianto
La società, ricorrendo alle assicurazioni e agli utili investiti negli anni, in soli 8 mesi è riuscita a ricreare o riparare tutte le 16 gabbie dell'impianto
Aqua srl, azienda specializzata nell’itticoltura off-shore, ha ripristinato l’impianto di Lavagna, dopo la terribile mareggiata dello scorso ottobre che aveva distrutto la maggior parte delle 16 gabbie circolari situate al largo della cittadina ligure, causando una perdita di produzione superiore al 60% e danni complessivi per oltre 3 milioni di euro.
“È stato un momento davvero duro -hanno dichiarato gli amministratori della società durante la conferenza stampa- ma ci siamo rimessi in moto, ben sapendo che non sarebbe stato facile riattivare il nostro ciclo di produzione, che non è breve. Fortunatamente i nostri clienti, catene della grande distribuzione, gruppi d’acquisto, ristoranti, ci hanno permesso di trovare soluzioni di transizione e ci hanno aspettato. E così, finalmente, dai primi di luglio, dopo aver lavorato per tanti mesi al ripristino di tutte le nostre strutture e al riavvio del ciclo di allevamento, siamo tornati alla nostra attività standard. E abbiamo ripreso la commercializzazione a regime dei nostri prodotti”.
In occasione dell’incontro, a cui erano presenti anche l’ing. Roberto Co’, fondatore e amministratore delegato di Aqua, il dr. Davide Orsi, presidente dell’azienda, e Mariachiara Chiantore, professore associato in ecologia del DISTAV (Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita) dell’Università degli Studi di Genova, è stato ripercorso brevemente il trend mondiale dell’acquacoltura, ancora considerata un’attività “di nicchia” ma in realtà l’unica in grado di far fronte, oggi e in futuro, alla richiesta alimentare di pesce.
Inoltre, se ben gestita in tutti i suoi aspetti, l’acquacoltura presenta caratteristiche di elevata sostenibilità. Infatti il pescato di maricoltura di qualità (come quella off-shore), sebbene più impegnativo in termini produttivi, si sta rivelando una realtà fortemente positiva nell’ambito di un consumo consapevole e sostenibile. Senza poi contare che il mare della Liguria risulta ottimale per lo sviluppo di questa economia.
È proprio in questo contesto che nel 2000 nacque Aqua. L’azienda iniziò ad allevare in Liguria orate e branzini (due specie pregiate del Tigullio) con un innovativo percorso nel campo della maricoltura off-shore, caratterizzato da una logica produttiva qualitativamente molto diversa da altre in Italia: mare aperto, ampio movimento, acqua pulita, alimentazione sana non inficiata da OGM o antibiotici, assenza di disequilibrio tra pesce alimentato e pesce alimentare, quantità di pescato corrispondente al solo ordinato (senza eccedenze), carni ricche di omega 3 (qualitativamente apprezzate dai consumatori e dal settore scientifico) e freschezza (solo 12 ore tra la pesca e il banco vendita).
Gli impianti produttivi, poi, sono stati impostati secondo logiche di massima attenzione all’ecologia e durante la conferenza stampa sono stati presentati dati estremamente positivi sia per quanto riguarda la qualità ecologica dell’acqua e dei fondali, sia per quanto riguarda la presenza di contaminanti nelle carni dei pesci allevati molto più bassa rispetto alle stesse specie selvatiche.
Questo percorso ha portato l’azienda a raggiungere un organico di 15 dipendenti a tempo pieno e un giro d’affari (nel 2017) superiore ai 3 milioni euro, a fronte di 450 tonnellate di pescato annuale, come risultato complessivo di un piano d’investimenti che, dal 2014, ammonta ad oltre 2 milioni di euro. Ma lo scorso autunno tutto questo è stato quasi azzerato da una mareggiata così devastante da aver danneggiato irrimediabilmente le gabbie dell’impianto.
La società però non si è arresa e, ricorrendo alle assicurazioni e agli utili investiti negli anni, in soli 8 mesi è riuscita a ricreare o riparare tutte le 16 gabbie, modificate nella loro “ossatura”, nel sistema di ancoraggio (oggi a resistenza raddoppiata) e nel sistema di affondamento, per migliorare la sicurezza anche in condizioni di collasso del sistema di ormeggio. Tra ottobre 2018 e giugno 2019 la vendita, sebbene fortemente ridotta, è stata comunque mantenuta utilizzando le strutture non danneggiate e, ai primi di luglio, il nuovo pescato firmato Aqua è tornato ben riconoscibile sui banchi-pesce con il suo cartellino/pesciolino blu.
Aqua sta inoltre effettuando la ricerca di nuove aree di allevamento al largo della costa ligure per la realizzazione di installazioni off-shore analoghe a quelle di Lavagna, che porterebbero ad un ulteriore impiego di manodopera e servizi indotti. A breve sui banchi delle pescherie saranno poi disponibili anche sfilettati e preparati per un consumo immediato, allo scopo di soddisfare la richiesta di preparazioni a rapido utilizzo.
Dal punto di vista della comunicazione, invece, i valori del prodotto Aqua, pur essendo reali, sono poco conosciuti. Per questo l’azienda intende ampliare, su vari fronti, la propria attività divulgativa e conoscitiva. La prima iniziativa in questo senso è stata la giornata “Aqua in festa“, svoltasi a Lavagna giovedì 25 luglio, in contemporanea con la conferenza stampa.
L’evento, realizzato per festeggiare con la cittadinanza e i clienti il completo riavvio dell’attività, è stato caratterizzato da due istruttive gite in battello per mostrare dal vivo le modalità di produzione e il prodotto: la prima gratuita e aperta a tutti, la seconda riservata ai clienti e alle istituzioni. La risposta da parte del pubblico è stata immediata ed entusiasta, a conferma del valore di Aqua nell’ambito dell’economia sul mare e dal mare, un settore con grandi possibilità di crescita soprattutto in Liguria.
Argomenti: ambiente-&-sostenibilità, Daily Nautica