27 luglio 2017

Pesca: da Genova all’Alaska alla ricerca del King Salmon

27 luglio 2017

Alla fine la pesca al salmone in Alaska ha portato alla cattura di un esemplare da...

Pesca: da Genova all’Alaska alla ricerca del King Salmon

Alla fine la pesca al salmone in Alaska ha portato alla cattura di un esemplare da...

3 minuti di lettura

Oltre 8000 chilometri da percorrere da Genova all’Alaska, passando per New York. Protagonista di questo viaggio ai confini del mondo, Paolo Carta, biologo genovese di 35 anni deciso ad affrontare i paesaggi imponenti dell’estremo Nord America e realizzare così un sogno tenuto nel cassetto per anni: risalire i fiumi d’Alaska e pescare salmoni.

Definiti i dettagli organizzativi e logistici, Paolo si è messo in viaggio a giugno. La prima tappa è stata New York, dove ha incontrato il compagno di viaggio Cristian Bartoli, altro giovane genovese appassionato di pesca, emigrato negli Stati Uniti da sette anni. I due amici, dopo aver trascorso qualche giorno insieme nella Grande Mela, si sono preparati ad intrapredere il nuovo viaggio.

Prima di salire sull’aereo per la regione del Cooper Landing, si sono però recati in Pennsylvania da Cabela’s, celebre negozio di articoli per la pesca, dove hanno acquistato canne a mosca da 9 piedi e tutto l’occorrente.

Dopo nove ore di volo da New York, alla sera sono finalmente atterrati in Alaska, accolti da un cielo ampiamente soleggiato e sereno (a giugno, infatti, in Alaska la luce del giorno non cala mai) e da una temperatura gradevole, tra i 15 e i 18 gradi. Per mangiare e dormire Paolo e Cristian si sono affidati al Gwin’s Lodge, una vera e propria casa di legno immersa nei boschi, con alloggi e ristorante, usata soprattutto da turisti, pescatori e cacciatori. Una struttura accogliente, confortevole e soprattutto vicinissima alla confluenza dei due fiumi principali di risalita dove attendere i pesci.

Appena alzati hanno fanno un’abbondante colazione a base di uova, pane e salumi, anche perchè per il resto della giornata potevano mangiare solo barrette di frutta o cereali. Per diverse ore sono poi rimasti sul Russian River, cercando di evitare le correnti più forti e restando in attesa. Il primo giorno la pesca non è stata delle migliori, anzi non ha abboccato né un salmone nè una trota.

Giunta la sera sono rientrati nel lodge per cena ma ad attenderli non hanno trovato nessuna grigliata di pesce, come ci si poteva aspettare ma solo hamburger e birra. E più o meno tutte le sere il menù è stato lo stesso: il pesce veniva pescato ma, trattandosi di un ristorante americano, lo chef ha preferiva offrire il piatto forte della casa, che in effetti si è dimostrato ottimo, come hanno confermato i due amici.

Con il trascorrere dei giorni, la pesca è poi migliorata e Paolo e Cristian si sono spostati alla confluenza tra il Russian e il fiume Kenai, ancora più grande e affollato. A fargli compagnia, infatti, non c’erano più aquile o enormi orsi ma molti altri pescatori, così numerosi da doversi mettere in fila e fare quasi a gara per trovare la postazione migliore. Nonostante la folla, i due genovesi sono riusciti a prendere tanti salmoni Sockeye.

Ultima tappa è stata la regione di Soldotna, sempre sul Kenai River, nella sua parte più vicina al mare. Qui hanno dovuto affittare una barca e altre attrezzature perché erano alla ricerca dei King Salmon, troppo grossi per le loro canne. E questa volta la pesca è andata benissimo: Paolo e Cristian hanno infatti tirato su un esemplare da 35 chili.

Così, dopo circa due settimane, il viaggio è giunto al termine. Paolo è salito sull’aereo per il rientro soddisfatto e felice, ma ha dovuto lasciare tutto il pescato a Cristian che, rimanendo a New York, ha stipato il suo freezer della migliore scorta di salmoni Sockeye che si possa desiderare.

Elisa Teja

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