Totano gigante pescato a canna nel golfo di Genova
Animali intelligentissimi e voracissimi, i totani giganti vivono a profondità che vanno dai 500 fino ai 1000 mt
Animali intelligentissimi e voracissimi, i totani giganti vivono a profondità che vanno dai 500 fino ai 1000 mt
Un animale quasi preistorico, raffigurato nelle tele antiche mentre avvolgeva imbarcazioni facendole affondare. Un essere mitologico di cui tanto si è raccontato e tanto si è scritto. Li chiamano diavoli rossi, kraken, totanasse, fatto sta che la peculiarità di questi animali è che vivono a profondità che vanno dai 500 fino ai 1000 mt.
Sono animali intelligentissimi e voracissimi, tanto da cibarsi di qualsiasi animale marino, e spesso sono cannibali. Si trovano in posti ben precisi, dove ci sono grandi dislivelli di profondità, e negli ultimi anni sono sempre più presenti nel nostro mare, attirando intrepidi pescatori che mirano proprio alla cattura di questa specie gigante, appartenente alla famiglia dei comuni totani ma con i quali ha ben poco a che fare. 
In questo caso, a fare il colpaccio, è stato Maximiliano Ricci, provetto pescatore e membro della “Fishing Academy & Cuisine“. “Mi trovavo a 30 miglia da Genova -ha raccontato Ricci- su una secca che da 800 mt sale fino a 500, a fare una battuta di pesca agli occhioni con i mulinelli elettrici. Una secca che spesso regala sorprese inaspettate, come grosse cernie, mupe, squali, ecc. Ed è per questo che uso terminali molto spessi e ami di sezioni grandi e di tipo circle”.
“Durante una risalita da 500 mt di profondità -ha aggiunto il pescatore- ho visto la canna che improvvisamente si blocca e ho capito subito che qualcosa stava attaccando gli occhioni che avevo all’amo. In questi casi bisogna non avere fretta ma assecondare la misteriosa creatura, cedendo filo e recuperando nei momenti di stanca della stessa. Piano piano ho recuperato a fatica preziosi metri, mentre la frizione del mulinello slittava”.

“Arrivato sotto la barca, con mio grande stupore -ha concluso il provetto pescatore- ho visto la sagoma dell’animale che, in acqua e gonfio, vi assicuro sembrava veramente un mostro. Ho preso il raffio e, con l’aiuto del mio compagno di pesca, lo ho issato a bordo. Aveva l’amo in bocca, chiaro segno che si era pappato un mio occhione allamato, ma ho accettato con piacere lo scambio. Dopo la foto di rito e la telefonata al mio amico Antonio Stabellini, chef ufficiale della Fishing Academy & Cuisine, per avere una ricetta per mangiarlo al meglio con gli amici (che magari pubblicherò nei prossimi giorni), l’abbiamo pesato in marina e l’ago della bilancia si è fermato a ben 13,850 kg“.
Argomenti: Pesca

Povero totano! Un animale così raro avrebbe dovuto essere liberato!
ancora una volta nell’eterna lotta tra preda e predatore,trionfa la natura,