A pesca con Max! La pesca sui relitti

Approfondiamo col nostro amico Max la pesca sui relitti, tecnica che affascina tutti i pescatori che possiedono una barca

A pesca con Max! La pesca sui relitti

A pesca con Max! La pesca sui relitti

Approfondiamo col nostro amico Max la pesca sui relitti, tecnica che affascina tutti i pescatori che possiedono una barca

6 minuti di lettura

La pesca sui relitti è una tecnica che affascina tutti i pescatori che possiedono una barca, un po’ per quell’alone di mistero che si cela dietro la tragedia di ogni affondamento di nave, aereo o imbarcazione che sia, e un po’ per le prede che hanno fatto la tana nei meandri del relitto, come dentici, cernie, naselli, murene, gronchi, San Pietro, mostelle, ecc., e tutta la catena alimentare che si è formata intorno ad esso.

Il relitto

Prima di iniziare a pescare nei pressi di un relitto è bene raccogliere informazioni su qualche cartina nautica o su internet: che tipo d’imbarcazione è, se ci si può pescare sopra o c’è un divieto di ancoraggio per varie ragioni (non ultima i residuati bellici), qual è la lunghezza e come è posizionato sul fondo, se è su un fianco, dritto o se ci sono più tronconi spezzati (la situazione migliore). Questo per cercare di ottimizza

A pesca sui relitti: ecoscandaglio

A pesca sui relitti: ecoscandaglio

re l’azione di pesca, che varia in relazione a tutte queste informazioni. In base alle zone, i relitti si trovano un po’ a tutte le profondità, dai 20 metri fino ai 150. In Liguria ce ne sono parecchi dove si può pescare: io prediligo quelli intorno ai 100 metri, sia perché meno esplorati dai sub sia per le specie che vivono a quelle profondità.

L’ancoraggio

L'ancoraggio sul relitto

L’ancoraggio sul relitto

Un buon ancoraggio è la base della tecnica e si acquisisce con l’esperienza. Calcolare il vento, lo scaroccio della barca, la corrente è fondamentale. Inoltre, bisogna passare più volte sopra il relitto e, mediante l’ecoscandaglio, conoscere bene la lunghezza, ovvero dove inizia e dove finisce: io di solito mi fermo sopravento, metto il motore in folle e calcolo quanti minuti passano prima che il vento mi porti fuori dalla portata del relitto, perché mi sarà utile nel momento in cui filerò l’ancora nel punto stabilito (anche quest’ultima, in base alla profondità del fondale e al peso, avrà un suo tempo di discesa).

Successivamente cerco di capire qual è il lato migliore per pescare, ovvero dove la vita sottomarina si è sviluppata di più e, generalmente, è la parte superiore dello scafo, il ponte, dove coralli e gorgonie fanno da padrone e dove si sviluppa tutta la catena alimentare. Soprattutto se il relitto è posizionato sul fianco, per esperienza, quella più pescosa sarà sempre la parte con più anfratti e possibili tane, quindi eviterei il lato della chiglia. Inoltre, è sempre meglio posizionarsi a una decina di metri dal relitto e mai sopra, per evitare facili incagli della montatura o dell’ancora.

L’ancora usata è detta a rampino, dove le marre si possono aprire facilmente in caso di incoccio, unita a 10 metri di catena e il resto cima del diametro appropriato alla barca: si lega la cima ad una bitta della barca e accelerando lentamente col motore si aprono le marre, agevolando il recupero dell’ancora. Personalmente uso due ancore. Calata la prima, filo dai 50 ai 100 metri di cima e lentamente mi faccio trasportare dalla corrente, dopodiché filo la seconda in verticale e piano piano recupero la cima filata della prima ancora dando cima alla seconda. Arrivato a metà strada tra la prima e la seconda ancora, inizio a tirare le due cime filate (una a prua e una a poppa): in questo modo riesco a rimanere fermo con la barca senza sbandieramenti o cambi di direzione col cambio del vento e a pescare sempre sulla stessa murata.

Attrezzatura ed esche

La canna deve essere con un’azione potente di tre metri, preferibilmente in due pezzi a

A pesca sui relitti: attrezzature ed esche

A pesca sui relitti : attrezzature ed esche

innesto più il vettino, perché di solito solo questo tipo di canne ha la riserva di potenza necessaria e permette grammature di peso che vanno dai 500 gr al kg. I mulinelli possono essere a bobina fissa (dei buoni 5000 o 8000) oppure elettrici. Io, per comodità, preferisco questi ultimi: imbobinati con un buon trecciato da 40 o 50 lb, con gli ultimi trenta metri in nylon almeno dello 0,60 per evitare facili tagli al multifibra causati dai pezzi di lamiera o dai coralli sparsi intorno al relitto. Inoltre, si deve tenere conto del fatto che si può avere a che fare anche con grosse prede, quali gronchi, cernie e dentici, in grado di mettere a dura prova l’attrezzatura, quindi è consigliabile avere un apparato pescante sovradimensionato: possono andare bene ami 1|0 a becco d’acquila, girelle 80 lb e piombi dai 300 gr al kg.

La montatura

A pesca sui relitti: la montatura

A pesca sui relitti: la montatura

Il trave sarà di 150 cm dello 0,60 fluorocarbon con piombo finale agganciato a girella e due braccioli (uno, detto “pescante”, che andrà a posizionarsi sul fondo, l’altro che si troverà circa un metro sopra) legati a una buona girella fissata con apposita colla da due perline. I braccioli, sempre in fluorocarbon dello 0,50 per i pesci di media taglia, aumenteranno di diametro se si pesca di notte e si potranno utilizzare anche appositi manicotti con girella da climpare direttamente sul trave. La grammatura del piombo verrà scelta in base alla corrente ma, mediamente, su un fondale di 100 metri si usano piombi da 500gr.

L’azione di pesca

A pesca sui relitti : come pasturare

A pesca sui relitti : come pasturare

Personalmente, nella prima mezz’ora di pesca, inizio a pasturare con pezzi di sardina mediante cestelli a sgancio che si trovano facilmente in commercio. Li filo con una cimetta fino a pochi metri dal fondale e do uno strappo deciso per far aprire lo sportello del cestello e riversare le sardine sul fondo. I pesci non tarderanno ad arrivare, staccandosi di pochi metri dal relitto per venire a mangiare la nostra pastura. L’esca che uso di solito è la sardina tagliata a metà, perché va bene un po’ per tutti i pesci, ma con certi tipi di pesci, come ad esempio i pagelli, meglio gamberi freschi o addirittura gamberetti vivi (per essere i più selettivi possibile).

A pesca sui relitti (4)

A pesca sui relitti (4)

È preferibile usare una canna sola e concentrarsi su quella, perché appena si vede il cimino piegarsi è fondamentale dare una bella ferrata forte e, con frizione ben serrata, cercare di staccare subito il pesce dal fondo impedendogli di intanarsi, cosa che accadrebbe se si facesse l’errore di dare frizione al pesce. Spesso le ferrate vanno a vuoto perché si tende a confondere il movimento della barca con la mangiata del pesce ma sempre meglio una ferrata a vuoto che una mangiata persa. Col tempo poi si impara a riconoscere bene le mangiate.

È importante controllare l’esca di frequente, anche quando si pensa di non aver visto abboccate, perché la minutaglia presente sui relitti può rovinare l’innesco. I primi pesci ad arrivare sono quasi sempre di piccola o media taglia, quelli più grandi sono più sospettosi ma in seguito anche loro si avvicineranno incuriositi al banchetto e abboccheranno facilmente all’esca.

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