Diario del comandante. In viaggio verso le meravigliose isole Galapagos
Un itinerario immersi nella natura: "ogni notte alla fonda era un tripudio di delfini, squali, leoni marini, pesci di ogni genere. Sembrava di essere ancorati in un acquario"
Diario del comandante. In viaggio verso le meravigliose isole Galapagos
Un itinerario immersi nella natura: "ogni notte alla fonda era un tripudio di delfini, squali, leoni marini, pesci di ogni genere. Sembrava di essere ancorati in un acquario"
Lo avevamo lasciato in Cile, a Puerto Montt, dopo aver navigato dall’Atlantico al Pacifico al comando di Tribù, explorer yacht di 50 metri di Mondomarine, e averci fatto assaporare nel suo viaggio la natura incontaminata della Patagonia, in attesa di iniziare una nuova avventura. Oggi il comandante Luca Mosca torna sulle pagine di Daily Nautica per regalarci, ancora una volta, attraverso i suoi racconti e la bellezza delle sue immagini, un altro meraviglioso itinerario sempre ai confini del mondo.
In viaggio verso una nuova avventura!
Dove eravamo rimasti? Ah già, la Patagonia, Puerto Montt. A Puerto Montt ricordo di aver mangiato i più grossi frutti di mare mai visti in vita mia. Cozze enormi ma, onestamente, abbastanza disgustose …
Ho comunque un bel ricordo di quella cittadina. Un paese d’altri tempi, dove tutto era più semplice e lento. Partiti da Puerto Montt, dove avevamo sbarcato gli ospiti, decidemmo di spezzare la navigazione sino all’Ecuador in due tappe, anche per fare rifornimento di gasolio.
Prima tappa Arica, per una “questione di famiglia”
Ai tempi avevamo a bordo un direttore di macchina di Arica, nel nord del Cile, a circa otto giorni di navigazione da Puerto Montt e così decidemmo di fare rotta lì, anche per permettergli di visitare la famiglia e di trascorrere un paio di giorni con i suoi cari.
Arica è stato teatro nel 1880 di un’epica battaglia tra l’esercito cileno e quello peruviano-boliviano, durante la guerra del Pacifico. Il simbolo della città è il Morro, una collina di meno di 200 metri che sovrasta il centro abitato, ultimo baluardo conquistato dall’esercito cileno, dove ancora oggi sventola un’enorme bandiera.
Il direttore fu accolto in città come un eroe nazionale, con grandi articoli sui giornali e relativa visita di famiglia e autorità a bordo. Vabbè, gente strana i cileni… Nel frattempo, durante la nostra sosta ad Arica, centinaia di gabbiani giganti ricoprirono la nave di guano e fu un vero sollievo riprendere il largo.
Rotta verso l’Ecuador non senza qualche imprevisto
Partiti da Arica, facemmo rotta su Guayaquil, in Ecuador, dove avevamo appuntamento con gli ospiti per la prossima crociera. Una notte, mentre eravamo in navigazione lungo le coste del Perù, sentimmo un forte urto, all’incirca sul bulbo di prora. Dopo le dovute ispezioni ed aver accertato di non avere danni visibili, proseguimmo la navigazione.
Appena arrivati a Guayaquil feci effettuare per sicurezza un’ispezione subacquea, che non riscontrò alcun danno allo scafo ma una leggera piegatura di una pala dell’elica. Il profilo della pala era integro (se avessimo urtato un container o qualcosa di rigido l’elica avrebbe mostrato dei segni diversi) e lì capimmo che probabilmente avevamo urtato qualcosa di morbido, probabilmente una balena addormentata.
Cose che capitano in alto mare.
A Guayaquil, noto centro di smistamento di narcotici, venne immediatamente a bordo la polizia, che ispezionò tutta la nave con i cani antidroga. La cosa buffa è che, oltre che ai poliziotti, adattammo i copri scarpe anche ai cani, per non danneggiare e sporcare gli interni. Ovviamente un cane lasciò un ricordino in una cabina degli ospiti, con sommo gaudio delle stewardesses a bordo.
L’escursione di marea a Guayaquil era ed è veramente notevole (circa 3 metri). Mi ricordo che, essendo affiancati ad un molo fisso in cemento e non galleggiante del porto commerciale, due volte al giorno dovevamo spostare la passerella dal ponte di coperta al ponte superiore e, ovviamente, regolare di conseguenza tutte le cime d’ormeggio. Appena arrivati gli ospiti, lasciammo il porto, con destinazione isole Galapagos.
Una nuova avventura: destinazione Galapagos!
Le Galapagos sono un parco nazionale e marino, un territorio altamente protetto e ad accesso regolamentato. Per questo avevamo richiesto ed ottenuto il permesso di navigazione e di visitarle alcuni mesi prima.
Dopo un paio di giorni di navigazione arrivammo a Puerto Ayora, a sud dell’isola di Santa Cruz, porto d’ingresso e per il disbrigo delle formalità. Lì avremmo imbarcato il ranger che ci avrebbe fatto da guida durante la crociera.
Per le navi sopra certe dimensioni è infatti obbligatorio avere a bordo un ranger del parco nazionale, che suggerisce gli ancoraggi e guida gli ospiti durante le escursioni a terra. Inoltre, su quasi tutte le isole, lo sbarco e le escursioni sono consentite esclusivamente durante le ore diurne ed in orari regolamentati.
Le isole Galapagos: un paradiso della natura tutto da esplorare
Che dire delle Galapagos? Semplicemente una meraviglia. Un paradiso della natura, un ecosistema unico, dove biodiversità, flora e fauna la fanno da padroni, sia in mare che a terra. Immagino lo stupore e la meraviglia di Charles Darwin quando, nel 1835, approdò col brigantino Beagle in questo luogo incantato, dove raccolse migliaia di campioni che contribuirono alle sue teorie dell’evoluzione ed origine della specie.
Visitammo isla Mosquera, isla Española, isla Santa Fe, isla Santa Maria, isla Rabida e isla San Salvador, tutte esplorate anche a terra. Ogni notte alla fonda era un tripudio di delfini, squali, leoni marini, pesci di ogni genere e tipo. sembrava di essere ancorati in un acquario.
A terra iguane, fenicotteri e tartarughe. Avemmo anche la fortuna di vedere Lonesome George, la più famosa tartaruga gigante delle Galapagos, morta “prematuramente” all’età di 100 anni nel 2012. Lascio alle immagini a corredo di questo racconto la descrizione migliore di quello che abbiamo visto e provato in quella settimana.
Ho ancora a casa le carte nautiche locali, una meraviglia. Non so perché, ma ho un debole per le carte nautiche, soprattutto per quelle “vissute”, con le rotte ancora segnate, il punto nave e con i circolini delle 1.000 tazze di caffè bevute nelle notti di guardia in navigazione. Probabile deformazione professionale, penso.
Coco island: terra di leggende e di tesori
Lasciate le Galapagos, sulla via del Costarica, decidemmo di fermarci a la isla del Coco. Coco island è una piccola isola all’incirca 300 miglia ad ovest del Costarica, praticamente disabitata e divenuta parco nazionale. La leggenda narra che sia terra di tesori degli Inca e dei bucanieri, ma di certo è un altro spettacolo della natura. È la sola isola del Pacifico orientale ricoperta da una foresta pluviale tropicale.
Come dicevo, l’isola è abitata per lo più da ranger del parco e da un manipolo di studenti volontari. Arrivammo di prima mattina e demmo fondo nella baia di Chatam, uno dei pochi ridossi dell’isola. Da lì, dopo essere stati autorizzati dai ranger, sbarcammo gli ospiti a terra con il tender e ci avventurammo in un’escursione sull’isola, dove ammirammo la splendida vegetazione, il panorama e visitammo la base dei ranger/guardiani.
La giornata terminò con un’immersione, dove avemmo la fortuna di vedere i famosi squali martello che frequentemente popolano il mare circostante l’isola. Anche qui lascio alle immagini la descrizione migliore. La mattina dopo partimmo per il Costarica.
Ultima tappa di viaggio: l’allegria del Costarica
Passammo meno di una settimana in Costarica, ma fu più che sufficiente per apprezzarne la bellezza, la natura, le spiagge, l’allegria e la spensieratezza della popolazione. Visitammo le aree intorno a Golfito, Isla Cana, Quepos, islas Tortugas e Herradura, con escursioni nel rio Sierpe e nel parco di Manuel Antonio, habitat del famoso bradipo, molto facile da vedere in quanto sta praticamente sempre fermo!
Navigammo in zone dai rilievi cartografici approssimativi e, come è buona abitudine, in queste circostanze, il tender ci precedeva per rilevare la profondità del fondale. Gli ospiti partirono dall’aeroporto di San Josè e noi, dopo 2.200 miglia e 175 ore di navigazione in 16 giorni e una notte a Marina Los Sueños con tradizionale crew dinner di fine crociera, ripartimmo il giorno seguente alla volta della decadente Acapulco, in Messico, un trasferimento di circa 2.000 miglia, da dove avremmo incominciato la nostra nuova avventura. Ma, anche questa, è un’altra storia e un altro capitolo di un viaggio nel Pacifico.
“You don’t ask a tame seagull why it needs to disappear from time to time toward the open sea. It goes, That’s all“. (Non si chiede a un gabbiano addomesticato perché ha bisogno di sparire di tanto in tanto verso il mare aperto. Va e basta).
Bernard Moitessier
Comandante Luca Mosca
Argomenti: Daily Nautica, viaggi-e-vacanze