Immergersi con le Ama: le sirene del mare giapponesi
Nella costa della Prefettura di Mie si trovano le ultime pescatrici di perle, eredi di una tradizione leggendaria
Immergersi con le Ama: le sirene del mare giapponesi
Nella costa della Prefettura di Mie si trovano le ultime pescatrici di perle, eredi di una tradizione leggendaria
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Accedi RegistratiSe state pianificando una vacanza in Giappone, non trascurate di includere nel vostro itinerario anche una visita ai villaggi della costa della prefettura di Mie per incontrare le ultime ama, le ultime donne pescatrici di perle del Sol Levante. Già, le ultime… perché l’età media di queste leggendarie apneiste è piuttosto elevata: 60 anni! Un mestiere in via d’estinzione. insomma. Non c’è ricambio generazionale per il semplice motivo che le ragazze giovani non hanno nessuna intenzione di passare la vita a raccattare ostriche dal fondale, restando a mollo dalla sera alla mattina. Oggi di ama ne sono rimaste meno di 800 in tutto il Giappone e le loro cooperative di pesca, tutte al femminile, resistono solo in pochi villaggi rurali costieri. Villaggi che, proprio come accade in Italia, si stanno spopolando con le giovani generazioni che scelgono di vivere nelle grandi città, alla ricerca di migliori e più remunerative proposte lavorative.
Una vita da ama
Ma chi sono le ama? Il termine significa “donna del mare” ma è traducibile anche con “sirena” se preferite. La loro presenza nei villaggi delle coste del Giappone è documentata sin dalla seconda metà del secolo VIII quando sono state celebrate in molte poesie del Manyoshu, una delle più importanti raccolte di letteratura poetica giapponese. Queste sirene del mare hanno sempre solleticato la fantasia di poeti, scrittori e artisti del Sol Levante che le hanno dipinte e celebrate come donne coraggiose, emancipate e dalla dirompente sensualità. Non era secondario il fatto che queste sirene non indossavano troppe vesti mentre si immergevano, ritagliandosi di conseguenza un ruolo di rilievo nell'arte erotica giapponese. Se volete un esempio, andate a cercare il famoso dipinto "La moglie del pescatore" del grande artista nipponico Katsushika Hokusai. Se invece preferite la letteratura per esplorare il mondo delle ama, il libro che fa per voi è "La voce delle onde" del grande Yukio Mishima.
Le ama un tempo erano diffuse in molti villaggi della costa, anche se con nomi e tradizioni leggermente diverse. A Okinawa erano chiamate “uminchu”, nella penisola di Izu “kaito”. Erano per lo più mogli o figlie di pescatori che, mentre i loro uomini prendevano il largo per lunghi periodi a bordo delle loro imbarcazioni, rimanevano nel villaggio. Invece di dedicarsi solo alla cura della casa e dei figli, queste donne avevano scelto un ruolo più attivo occupandosi della raccolta di ostriche perlifere, ricci di mare, molluschi e alghe (che in Giappone vengono considerate una prelibatezze), che poi vendevano al mercato.
Abituate sin da bambine ad immergersi in sicurezza (la loro tecnica vieta le iperventilazioni) tutti i giorni per almeno 6 o 7 ore, le ama hanno sviluppato una invidiabile capacità di apnea che ne ha fatto delle vere regine del mare. Le loro immersioni, su fondali che non superano i 25 metri, non sono mai prolungate - due minuti o poco più al massimo - perché il loro obiettivo non è battere un record ma raccogliere più ostriche possibile. Sono comunque immersioni continue, senza intervalli per recuperare energie tra l'una e l’altra. Una pratica che metterebbe alla prova anche un nostro esperto apneista. Per questo la ama usano una tecnica particolarissima. Appena messa la testa fuori dall’acqua emettono uno stranissimo e prolungato suono chiamato “isobue”, fischio del mare, tirano un paio di respiri, e poi giù un’altra volta.
[caption id="attachment_165551" align="alignnone" width="600"] Le donne pescatrici. Dipinto di Yamaguchiya Tobei (1615-1868)[/caption]
Immergersi col fundoshi
A renderle famose in Europa sono stati i cineasti che negli anni ’60 hanno realizzato documentari su queste donne, attratti, però, più che dalla loro qualità di apneiste, dal fatto che queste ragazze si immergessero solo con un perizoma addosso. L’abbigliamento dell’ama infatti è costituito soltanto da un “fundoshi” - quel panno bianco avvolto attorno alla vita che adoperano anche i lottatori di sumo - ed una bandana in testa. In immersione, portano sempre un coltellino curvo che usano per staccare le conchiglie dagli scogli.
Negli anni ’70 questo abbigliamento è stato progressivamente sostituito da una sorta di larga tuta bianca. Non tanto per una questione di pudore ma per ripararsi dal freddo e allontanare gli squali. Secondo una credenza giapponese, infatti, il colore bianco dovrebbe tenere alla larga questi predatori dei mari. Oggi le ama rimaste utilizzano anche pinne e maschera.
Il diving delle ama
Ma è possibile immergersi con le ama e seguirle nella pesca? A differenza di altre attività folcloristiche, su queste coste non c’è stata alcuna conversione al dio del turismo. Le ama rimaste ai nostri tempi a difendere la tradizione non amano gli stranieri e i curiosi. Soprattutto i giornalisti, i documentaristi ed i blogger gli stanno sulle scatole. Nei siti turistici della prefettura di Mie si legge chiaramente che ci sono state “persone dei media che si sono comportate male mentre stavano filmando o intervistando le subacquee” e perciò i curiosi non sono graditi. Negli ultimi anni, le cooperative delle pescatrici hanno espressamente vietato la presenza di estranei nei luoghi di lavoro delle ama e non esitano a cacciare a male parole chi si azzarda a trasgredire.
Uno dei pochissimi diving autorizzato ad organizzare immersioni con le ama lo trovate a questo link. L’esperienza è costosetta: 33mila yen che sono circa 205 euro. Bisogna essere almeno in due a prenotare ed i posti e le tempistiche sono limitati. L’esperienza è aperta anche ai non subacquei che possono visitare la capanna in cui l’ama si prepara, ed assistere al suo lavoro a bordo di una barca. Se siete buoni apneisti, potete anche seguire la vostra accompagnatrice nell’immersione e provare a starle dietro con i suoi ritmi! Nel caso, fatemi sapere come è andata e... se ci siete riusciti senza scoppiare!
In copertina pescatrici Ama della prefettura di Mie. Immagine tratta da The Japan Time
Argomenti: viaggi-e-vacanze