A cura di Liguria Nautica

“Lettere tra due mari”: come ripensare il nostro rapporto con il mare secondo Siri Ranva Hjelm Jacobsen

Il romanzo epistolare della scrittrice danese racconta da una prospettiva inedita la crisi climatica e l’inquinamento dei mari

“Lettere tra due mari”: come ripensare il nostro rapporto con il mare secondo Siri Ranva Hjelm Jacobsen
A cura di Liguria Nautica

“Lettere tra due mari”: come ripensare il nostro rapporto con il mare secondo Siri Ranva Hjelm Jacobsen

Il romanzo epistolare della scrittrice danese racconta da una prospettiva inedita la crisi climatica e l’inquinamento dei mari

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Lettere tra due mari“(traduzione di Maria Valeria D’Avino, 96 pagine, 14 euro) di Siri Ranva Hjelm Jacobsen, edito da Iperborea, è una delle novità letterarie più interessanti del 2021. Al centro di questo piccolo libro che fonde prosa e poesia in modo originale c’è il carteggio tra Atlantica e Mediterranea, due sorelle lontane geograficamente e caratterialmente, ma vicine emotivamente, che nella loro corrispondenza esprimono tutta l’angoscia per questa distanza forzata.

Jacobsen, nata in Danimarca da una famiglia originaria delle Isole Faroe, usa l’espediente letterario della personificazione per affrontare le conseguenze del riscaldamento globale, l’inquinamento del mare e il rapporto tra umani e natura. Lettere tra due mari, però, non è solo questo: è un’opera difficile da definire, che innesta il linguaggio poetico nel romanzo per superare i dogmi dello stile epistolare e affrontare, da una prospettiva femminista, non solo la questione ambientale, ma anche l’intimità e le difficoltà della sorellanza.

Atlantica e Mediterranea

Fin dalla descrizione che appare all’inizio del romanzo, Atlantica e Mediterranea sembrano molto diverse: Atlantica, 180 milioni di anni, è “anziana e burbera, ma non sprovvista di una certa tenerezza”, mentre Mediterranea, la sorella minore, ha 5 milioni di anni appena e “adora scintillare” ma è pervasa da una forte sofferenza causata da “quelle cose estranee e inanimate”, ossia la plastica e i rifiuti che gli umani le riversano dentro.

Il motore della narrazione è la dolorosa quanto toccante nostalgia per il passato. In principio, infatti, vi era un’unica, immensa distesa d’acqua, squarciata poi dall’emersione della terraferma, che divise l’unità primigenia in ciò che oggi definiamo “mari” e “oceani”. Atlantica e Mediterranea escogitano, così, un piano per sommergere la Terra e ricongiungersi.

Dalle lettere delle due sorelle emergono sia la speranza di rincontrarsi, sia l’atteggiamento ambivalente nei confronti degli esseri umani, chiamati “creature”: questi sono sì percepiti come figli, ma anche come corpi estranei, causa del loro travaglio.

Il mito della Grande Madre e il rapporto con gli esseri umani

Jacobsen usa l’archetipo della Grande Madre non solo per raffigurare le facoltà di accudimento e protezione che spesso vengono attribuite al femminile, ma soprattutto come simbolo di trasformazione. Il mito della Grande Madre non riguarda solo nascita e fertilità, ma anche crescita e consapevolezza. Questo implica un concetto di “madre” e di “natura” non fisso e immutabile, ma duttile, in grado di mettere  in subbuglio e riappacificare, come le onde del mare. Una madre – così come la natura – può anche rivelarsi ambigua e ondivaga, a volte mostrare indifferenza.

Le due sorelle rappresentano, quindi, le molteplici sfaccettature dell’archetipo. Mediterranea, nonostante tutto, continua ad amare Icaro, metafora dell’essere umano, e a considerarlo come figlio suo, mentre Atlantica non si mostra benevola e comprensiva nei confronti delle creature e, anzi, non perde occasione di ricordare alla sorella che Icaro non è la figura esemplare che lei ricorda.

Mediterranea, però, è affezionata a Icaro, è affascinata dal suo ingegno e commossa dalla sua ingenuità, ma è anche violata dalla sua hybris, dalla sua superbia. Nonostante questo non può fare a meno di provare affetto nei confronti delle creature: non c’è colpevolizzazione così come non c’è indulgenza, ma tenerezza e preoccupazione per le sorti dell’umanità. Dalle pagine emergono rabbia e desiderio di decostruzione, fondamentali per ripensare il rapporto tra mare e uomini.

Per questo il libro di Jacobsen non è un j’accuse, quanto un atto di riflessione al quale dovrebbe seguire una spinta ad agire per l’ambiente, soprattutto in un’epoca come la nostra in cui anche il concetto di Antropocene sembra ormai sorpassato a favore di una rinnovata coscienza ecologica che, però, deve ancora fare il suo corso e dare i suoi frutti.

“Lettere tra due mari” è un libro poetico e allegorico ma anche pragmatico che ci ricorda quanto il mare, e l’acqua in generale, non siano solo risorse ma fonte di vita, e ci invita a pensare il rapporto umani-natura non più in termini utilitaristici ma come forma di coesistenza.

 

“Lettere tra due mari”

Di Siri Ranva Hjelm Jacobsen

Iperborea, Milano, 2021

Illustrazioni di Dorte Naomi

Traduzione di Maria Valeria D’Avino

96 pagine

14,00 euro

 

Fonte foto: ibs.it (https://www.ibs.it/lettere-tra-due-mari-libro-siri-ranva-hjelm-jacobsen/e/9788870916348)

 

Francesca Lasi

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