L’isola greca dove la gente si dimentica di morire e vuole diventare austriaca
L’incredibile storia di Icaria, nel Mar Egeo, dove lo sport preferito degli abitanti è alzarsi tardi la mattina
L’isola greca dove la gente si dimentica di morire e vuole diventare austriaca
L’incredibile storia di Icaria, nel Mar Egeo, dove lo sport preferito degli abitanti è alzarsi tardi la mattina
Nei reportage dei giornali internazionali, la splendida isola greca di Icaria, perduta nel bel mezzo del mar Egeo a poche miglia a sud ovest della più famosa Samo, viene indicata con titoli come “L’isola dei centenari” o “L’isola dove la gente si dimentica di morire”. In effetti, uno studio demografico condotto nell’aprile del 2009 ha evidenziato che in quest’isola grande pressappoco come la provincia di Venezia (255 chilometri quadrati in tutto) si trova la più grande percentuale di ultra novantenni del pianeta terra. Un abitante su tre ha ottime probabilità di superare i 90 anni. Uno su 6 di arrivare a cento.
Le possibilità di contrarre un tumore, su queste spiagge, sono minori del 20 per cento rispetto al resto del mondo e le patologie cardiache incidono per il 50 per cento in meno. Come se non bastasse, la demenza senile è una malattia completamente sconosciuta ad Icaria, come dimostrano i suoi vispi vecchietti sempre pronti a chiacchierare e a scolarsi bottiglie del loro tipico vino, ottenuto da un misto di uve bianche e nere, dal colore ambrato, dal sapore dolce e dall’alta gradazione alcolica, mai inferiore ai 15 gradi. Vino che non si può acquistare nelle altre isole greche, in quanto l’intera produzione viene destinata al consumo locale.
Forse per il troppo vino, o forse perché qui la gente ha capito tutto della vita, fatto sta che Icaria è per sua stessa ammissione “un’isola lenta”. Qualcuno l’ha definita il “bradipo del mar Egeo”, spiegando come lo sport preferito dai suoi abitanti sia rimanere a letto ed alzarsi il più tardi possibile.
Ma le particolarità di quest’isola dove si racconta che precipitò il mitico Icaro, colpevole di essersi avvicinato troppo al sole con le sua ali di cera, non finiscono certo qui. Ed una di queste particolarità è la politica. L’isola è soprannominata “Kokkinos Vrahos”, scoglio rosso, perché è una delle roccaforti del partito comunista greco che se la gioca elettoralmente col secondo partito dell’isola di ispirazione anarchico indipendentista. La sua fortissima vocazione di sinistra, Icaria l’ha dimostrata durante la seconda guerra mondiale resistendo con i suoi partigiani all’occupazione italiana che rispose con vergognose rappresaglie nei confronti della popolazione civile.
Ma la vera particolarità di Icaria è la sua passione per l’Austria, tanto da indire un partecipassimo referendum nel luglio del 2012 per passare sotto il controllo amministrativo di Vienna. Come gli icarioti siano arrivati a questa decisione è una storia tutta da raccontare e che risale a 100 anni prima, quando l’isola era dominata da un impero ottomano oramai avviato verso una inarrestabile decadenza. Nel 1912, infatti, gli isolani si ribellarono alla dominazione turca e, senza troppo ferire – anche perché ad Istanbul avevano ben altro a cui pensare che a questa piccola isola del mar Egeo – proclamarono lo Stato Libero di Icaria.
L’indipendenza durò poco perché, pochi mesi dopo, gli insorti si accorsero che senza soldi – l’isola non aveva neppure una moneta locale per pagare i dipendenti pubblici – e con un’economia basata solo sulla pesca e sull’agricoltura di sussistenza, c’era poco da stare allegri. Così una delegazione del neo eletto governo si recò ad Atene a bordo di un vecchio piroscafo malandato (con l’indipendenza la Turchia aveva ritirato tutti i collegamenti portuali), rimesso in mare per l’occasione, e sottoscrisse un trattato di annessione alla Grecia che, secondo gli icarioti ma non secondo i greci, avrebbe avuto la durata di soli 100 anni.
Un secolo dopo, nel 2012, la Grecia è in default economico e non se la passa troppo bene. Gli icarioti decidono così che era arrivato il momento buono per fare le valigie. Avvisano Atene che il trattato è scaduto e che la loro isola è tornata ad essere indipendente. Quindi volano a Vienna per chiedere l’adesione all’Austria e preparano a sostegno di questa scelta un referendum popolare. Perché l’Austria? Perché il Paese transalpino dava agli icarioti, al contrario della Grecia, un’invidiabile idea di stabilità economica e di efficiente organizzazione burocratica. Dal canto suo, l’isola poteva offrire all’Austria quello sbocco sul mare che è sempre stato ambizione di Vienna.
Non se ne fece nulla, ovviamente. Il governo di Atene fece la voce grossa e il console greco dovette spiegare al governo austriaco che l’isola era greca e greca sarebbe rimasta. Anche il referendum non fu approvato dalle autorità di Atene ed agli icarioti non restò altro che rassegnarsi al loro destino.
Oggi l’isola si sta lentamente aprendo al turismo internazionale. Le spiagge sono bellissime, la gente amichevole e il cibo ottimo. Non dimenticatevi di provare il Kathoura, un fresco formaggio di latte di capra, e i dolcetti a base del loro delizioso miele. Fate anche un salto alle terme che, dicono i centenari dell’isola, fanno miracoli per la salute. E non dimenticate neppure di acquistare una maglietta indipendentista che celebra i gloriosi quattro mesi di indipendenza di Icaria. Gli icarioti ne vanno molto fieri e se la indosserete li farete felici!
Foto di copertina tratta da Wikivoyage