Maree verdi e rosse: alla scoperta dei bloom algali

Le fioriture algali possono causare effetti negativi per l'ecosistema ma con il cambiamento climatico la loro frequenza potrebbe aumentare.

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4 minuti di lettura

Immagina di partire per una missione spaziale. Superi gli strati dell’atmosfera e, dal vuoto dell’universo, osservi la Terra: il Pianeta Blu. Vedi questa sfera, che a dir la verità è un geoide, e noti, in mezzo a tutto quel magnifico blu, delle macchie verdi. È sorprendente pensare che siano costituite da alghe microscopiche, invisibili a occhio nudo, che crescono così tanto da formare un tappeto denso, visibile dallo spazio. Questo fenomeno si chiama bloom (o fioritura) algale ed è sempre più frequente.

Cosa sono i bloom algali

Il bloom algale rappresenta un aumento della concentrazione di fitoplancton (di cui abbiamo già parlato precedentemente in questa rubrica), che può arrivare fino ad un milione di cellule per litro.

Bloom algale sulle coste italiane [Fonte: Copernicus Italia]

Le cause principali sono le temperature elevate (>25 °C) e l’eutrofizzazione, un fenomeno caratterizzato dall’alta concentrazione di nutrienti come fosforo e azoto nelle acque. Oggi, il termine eutrofizzazione può indicare non solo acque con alta concentrazione di nutrienti, ma direttamente acque con una proliferazione eccessiva di alghe. Questo fenomeno è favorito dal rilascio di sostanze nutrienti, utilizzate nei settori agro-zootecnici e civili, che tramite fiumi e bacini finiscono in mare.
Non tutte le fioriture sono uguali: quelle fisiologiche, costituite da molte specie di fitoplancton, testimoniano un ecosistema vitale, quelle eutrofiche, invece, sono dominate da una o due specie e indicano uno squilibrio. Talvolta l’acqua si colora di rosso, dando origine alle celebri maree rosse.

Conseguenze per la salute del mare e dell’uomo

Monitorare i bloom algali e identificare le specie presenti è fondamentale, poiché possono manifestarsi i cosiddetti HAB (Harmful Algal Blooms), fioriture di alghe tossiche.

Nonostante sia un fenomeno naturale, le attività umane hanno amplificato la comparsa di HAB. Gli effetti nocivi sugli organismi sono dovuti a tossine rilasciate dalle microalghe quando raggiungono elevate densità e si trovano in condizioni di stress. Queste tossine possono uccidere pesci, mammiferi e uccelli marini, oltre a provocare malattie nell’uomo e, nei casi più gravi, la morte. Anche le alghe non tossiche, se presenti in concentrazioni eccessive, possono causare zone ipossiche o anossiche, portando alla morte degli organismi.

L’eutrofizzazione può causare il soffocamento delle specie nella colonna d’acqua.

Le fioriture riducono drasticamente la biodiversità bentonica, provocando la scomparsa di specie chiave come ricci, patelle e mitili, con conseguenze negative sull’intera catena alimentare marina. Il turismo e la pesca subiscono anch’essi un impatto significativo: divieti di balneazione, preoccupazioni per i molluschi esportabili e danni economici locali.

HAB nel Mediterraneo

Negli ultimi dieci anni le fioriture algali nel Mediterraneo sono aumentate. Particolare attenzione merita il genere Ostreopsis, soprattutto la specie Ostreopsis ovata, un dinoflagellato bentonico che vive su substrati duri come rocce e microalghe, ma che può trovarsi anche in superficie. Questo microrganismo produce ovatossine, analoghe alla potente palitossina, capaci di danneggiare la fauna marina e irritare l’uomo tramite aerosol marino. Nel 2025 le campagne di monitoraggio tra giugno e settembre hanno rilevato fioriture significative sulle coste adriatiche.

Risultati del monitoraggio di O. ovata in Liguria [Fonte: ARPAL]

ICHA 2025: scienziati in campo per la salute dell’oceano

Nel 2025 si terrà nella Patagonia cilena la 21ª International Conference on Harmful Algae (ICHA), che riunirà centinaia di scienziati da tutto il mondo. Punta Arenas, situata alla foce dello Stretto di Magellano, ospita industrie ittiche e salmonicole ed è un laboratorio naturale per lo studio dei bloom algali off-shore. La conferenza sarà l’occasione per confrontarsi sui rischi delle fioriture tossiche, sulle nuove tecnologie di monitoraggio e sulle strategie di prevenzione a tutela degli ecosistemi e delle comunità costiere.

Uno sguardo che diventa responsabilità

Torniamo a guardare il Pianeta Blu dallo spazio. Quelle macchie verdi, che sembrano semplici sfumature, raccontano quanto le nostre azioni incidano sulla vita degli oceani. Monitorare i bloom, ridurre l’inquinamento e affrontare il cambiamento climatico non è solo un dovere scientifico, ma un impegno collettivo. Quella sfera sospesa nello spazio, fragile e bellissima, resta l’unica casa che abbiamo.