Microplastiche nell’aria: respiriamo ciò che finisce in mare?
Il mare può rilasciare nell’atmosfera minuscoli frammenti di plastica che viaggiano con il vento e ricadono sulla terra: un ciclo quasi invisibile che riguarda ambiente e salute
Microplastiche nell’aria: respiriamo ciò che finisce in mare?
Il mare può rilasciare nell’atmosfera minuscoli frammenti di plastica che viaggiano con il vento e ricadono sulla terra: un ciclo quasi invisibile che riguarda ambiente e salute
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Accedi RegistratiPer molto tempo si è pensato che le microplastiche fossero un problema confinato ai mari, ai fiumi o alle spiagge. Oggi sappiamo che non è così. Studi condotti negli ultimi anni hanno rilevato particelle di plastica anche nell’atmosfera, sospese come polvere fine e trasportate dai venti su grandi distanze. La presenza di microplastiche è stata confermata perfino in aree montane e in regioni remote, lontane da fonti dirette di inquinamento. Questo significa che la plastica non rimane dove viene dispersa: entra in circolazione e si sposta attraverso processi naturali.
Il mare che rilascia particelle nell’aria
Il mare contribuisce in modo significativo a questo fenomeno. Quando le onde si infrangono, generano aerosol marino: minuscole goccioline che contengono sali, microrganismi e altre particelle presenti sulla superficie dell’acqua. In questa miscela, diversi studi hanno individuato microplastiche e microfibre. Le goccioline possono essere sollevate a varie altezze, trasportate dal vento e infine depositate sulla terra o di nuovo in mare, chiudendo un ciclo che coinvolge oceano e atmosfera.
Un viaggio che attraversa continenti
La presenza di microplastiche nell’aria non riguarda solo le zone costiere. Analisi condotte in catene montuose come Pirenei e Alpi hanno rilevato depositi giornalieri di particelle trasportate dalla circolazione atmosferica. Microplastiche sono state trovate anche in campioni di neve artica e su isole lontane da qualsiasi centro urbano. Questo suggerisce che i movimenti dell’aria possono trasportare la plastica per centinaia o migliaia di chilometri, dimostrando che si tratta di un problema globale e non locale.
Dall’atmosfera al corpo umano
La presenza di microplastiche nell’aria solleva domande legittime sulla salute. Le particelle più grandi tendono a fermarsi nelle vie respiratorie superiori, ma quelle più piccole, soprattutto le nanoplastiche, possono raggiungere zone più profonde dei polmoni. Studi preliminari hanno rilevato microplastiche in tessuti umani, tra cui la placenta e alcuni campioni cardiaci. La ricerca è ancora in corso e non ci sono conclusioni definitive sugli effetti a lungo termine, ma diversi gruppi di studio hanno osservato possibili reazioni infiammatorie e stress cellulare, aspetti che richiedono ulteriori approfondimenti.
Il ruolo delle condizioni meteorologiche e del clima
Alcuni fattori ambientali possono favorire la dispersione di microplastiche nell’aria. Un mare più caldo tende a produrre maggiore evaporazione e quindi più aerosol, mentre tempeste e mareggiate intense possono sollevare una quantità superiore di particelle presenti in superficie. Anche la frammentazione dei rifiuti plastici accelerata dall’esposizione a raggi UV e temperature elevate facilita la produzione di particelle molto piccole, facilmente trasportabili dall’atmosfera.
Un ciclo che possiamo comprendere e ridurre
La scoperta delle microplastiche nell’aria aggiunge un tassello importante alla comprensione dell’inquinamento da plastica. Non si tratta di un fenomeno separato, ma parte di un ciclo che collega mare, atmosfera, suolo e attività umane. Ridurre la dispersione di plastica nell’ambiente, migliorare la gestione dei rifiuti e sostenere la ricerca scientifica rimangono strumenti fondamentali per affrontare un problema che coinvolge ecosistemi e salute.


