Ecco come nacque la prima moto d’acqua della storia: fu un ligure ad inventarla

Liguria Nautica vi racconta la storia affascinante della prima moto d’acqua e di Giulio Versari, il suo inventore

Ecco come nacque la prima moto d’acqua della storia: fu un ligure ad inventarla

Ecco come nacque la prima moto d’acqua della storia: fu un ligure ad inventarla

Liguria Nautica vi racconta la storia affascinante della prima moto d’acqua e di Giulio Versari, il suo inventore

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La prima moto d’acqua della storia è una “rossa” cinquantenne. Per chi la volesse ammirare è esposta a Santa Margherita Ligure nel giardino della biblioteca comunale. Rossa perché è fiammeggiante, cinquantenne perché esattamente 50 anni fa, nel 1967, venne ideata e costruita dal ligure Giulio Versari, nato nel 1931 a Santa Margherita e scomparso l’estate scorsa, fondatore della ditta Versari & Del Monte tuttora attiva nella produzione di accessori navali soprattutto di coperta e conosciuta in tutto il mondo.

Non si sa come gli venne in mente il prima acquascooter, forse guardando la gioventù dell’epoca che si divertiva a viaggiare in moto. Come si legge nel suo libro autobiografico Per hobby solo per hobby, “la moto è sempre stato il suo vero grande amore”. Quello che è certo è che dietro alla nascita di questo strumento di svago ci sono la storia e la personalità del suo inventore e che la paternità di questa creazione è tutta italiana, anzi ligure.

Giulio Versari è un uomo che proveniva dalla dura gavetta, iniziò ancora giovanissimo come operaio nei cantieri Otam di Santa Margherita Ligure, dove acquisì le prime competenze nel settore nautico. Un ragazzo concreto ma anche un grande sognatore, con la voglia fin da piccolo di dare corpo e forma a idee e progetti della sua fervida fantasia. Un vero vulcano di idee che a partire dagli anni ‘50 progettò e costruì biciclette, monopattini a motore, moto, go-kart, prototipi di orologi, barometri e  bussole.

Così, nell’estate del 1966, con una lega di alluminio marino rivettato e stagno della lunghezza di circa 230 cm, un motore da 20 hp, un sedile adattato dal cuscino di una sedia di bordo, un serbatoio ricavato da una tanica di plastica di 5l e una timoniera, che Versari definisce nel libro “spartana ma funzionale”, iniziò a costruire la sua moto d’acqua.  Arrivò il giorno del collaudo che purtroppo non ottenne i risultati sperati e si concluse con un bagno gelido del suo inventore nel mare di gennaio.

Il bagno freddo, oltre a causare a Versari una bella congestione, gli schiarì le idee, portandolo per mesi a ripensarne i difetti, trovare nuove soluzioni e a rifare da capo il modello con alcune migliorie, tra queste l’aggiunta di due profili Naca a poppa.  La moto d’acqua ora era pronta per un secondo collaudo, questa volta di successo, affidato ad un suo amico sommozzatore Leo Genovesi.

Il risultato fu straordinario con  “il battellino che s’impenno come un vero cavallo di razza partendo veloce e sicuro”. L’esperimento positivo spinse Versari a realizzare il modello definitivo con lo scafo in vetroresina, un materiale nuovo all’epoca, il cui utilizzo gli comportò altre difficoltà tecniche e nuove soluzioni da trovare. Il primo prototipo di moto d’acqua fu così: in vetroresina e senza manopole per l’acceleratore,  bastava manovrare il manubrio come una cloche d’aereo ed era spinto da un propulsore di 20hp, portati poi a 35, che azionava un’elica protetta. Questa volta il battellino “volava”, come esclamò Leo Genovesi mentre si trovava a bordo per un altro collaudo.

Ci furono dei tentativi di lanciare sul mercato nautico il prototipo ma l’invenzione era ancora troppo avveniristica e non venne capita. Fu il suo stesso inventore a definirlo “un progetto dall’appagamento a scoppio ritardato”, perché ci vollero 28 anni prima che gli venisse riconosciuto il merito pioneristico. Liguria Nautica conclude la storia curiosa della prima moto d’acqua citando un’intervista rilasciata da Versari molti anni dopo: “Ai tempi di oggi è difficile fare un confronto con i prodotti giapponesi nati 15 anni dopo. Ma la mia resta un’esperienza positiva ed importante”.

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