A cura di Giuseppe Orrù

Marina Stella: “L’Italia ha enormi potenzialità ma la nautica deve saper fare sistema”

Direttore generale di Ucina Confindustria Nautica, Marina Stella racconta il suo ruolo nell’associazione di categoria e spiega quali sono gli ingredienti mancanti per una nautica italiana ancora più competitiva

Marina Stella: “L’Italia ha enormi potenzialità ma la nautica deve saper fare sistema”
A cura di Giuseppe Orrù

Marina Stella: “L’Italia ha enormi potenzialità ma la nautica deve saper fare sistema”

Direttore generale di Ucina Confindustria Nautica, Marina Stella racconta il suo ruolo nell’associazione di categoria e spiega quali sono gli ingredienti mancanti per una nautica italiana ancora più competitiva

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Marina Stella, nata a Novi Ligure, attualmente è direttore generale di UCINA Confindustria Nautica, l’associazione di categoria che ha la rappresentanza istituzionale di tutta la filiera della nautica da diporto in Italia.

Laureata in Economia internazionale con lode presso l’Università di Genova, entra da subito in un’importante società multinazionale di revisione di bilancio e consulenza a livello mondiale. Risale al 1998, invece, il suo ingresso in UCINA, dapprima con il ruolo di direttore dell’organizzazione associativa, per ricoprire poi la carica di direttore generale dell’associazione, carica che ricopre tuttora.

Dottoressa Stella, lei è il direttore generale di UCINA Confindustria Nautica, associazione che raggruppa alcune delle più importanti eccellenze che rendono il Made in Italy unico nel mondo. Qual è in questo momento il suo desiderio più grande per la nautica in Italia?

La relazione programmatica all’insediamento dell’attuale presidenza aveva come obiettivi primari “Rappresentare, difendere, promuovere”. Abbiamo investito moltissime energie e risorse nella rappresentanza e nella difesa del ruolo e della centralità di UCINA, del valore e del potenziale economico del settore, della strategicità del Salone Nautico e nel sostegno alle nostre aziende.

Ecco, in questo momento vorrei che queste energie fossero utilizzate per aprire una nuova fase di promozione e di valorizzazione di tutto ciò che il nostro settore rappresenta, con il supporto di un’associazione forte del ruolo di rappresentanza che dal 1967 porta avanti e che ha accompagnato la storia e la crescita dell’industria nautica da diporto in Italia.

Come si diventa direttore generale di Ucina? Quali sono state le sue prime esperienze nel mondo della nautica?

Il mio percorso formativo è stato focalizzato principalmente in economia e finanza. Mi sono diplomata al Liceo Classico “Andrea Doria” e ho conseguito la laurea in Economia internazionale con lode presso l’Università di Genova.

Sono entrata da subito in un’importante società multinazionale di revisione di bilancio e consulenza a livello mondiale, ricoprendo incarichi di responsabilità, prima nel settore dell’auditing e della certificazione di bilanci di società quotate, poi nel settore della vigilanza intermediari finanziari, da ultimo presso il gruppo Bnp Paribas.

E’ nel 1998 che entro in UCINA con il ruolo di direttore dell’organizzazione associativa, per poi nel 2009 assumere la direzione generale, ruolo che prevede il coordinamento della struttura e la programmazione delle attività approvate dagli organi direttivi e dei servizi di assistenza ai soci.

Lei dirige un pool di grandi aziende che vivono grazie al mare. Come considera l’attenzione delle istituzioni locali e nazionali nei confronti del mare? In Italia il mare è una risorsa ben valorizzata?

C’è sicuramente ancora molto lavoro da fare. L’Italia ha 8.000 chilometri di costa. Un territorio di questo genere ha enormi potenzialità, ma anche un’intrinseca complessità di gestione. Negli anni, attraverso le nostre analisi e la collaborazione con differenti enti di ricerca, dal Censis alla Fondazione Edison, per citarne solo un paio, abbiamo potuto constatare come la nautica da diporto rappresenti per le nostre coste un moltiplicatore di indotto straordinario.

Si pensi che, per ogni addetto alla costruzione di un’imbarcazione, una volta che questa è in acqua, si creano sette posti di lavoro tra servizi, manutenzione, porti, noleggio e turismo. Questo enorme potenziale purtroppo non è sempre chiaro alle istituzioni.

Ne è un esempio la problematica attuale che vivono i marina turistici italiani che si sono visti aumentare fino a cinque volte, e retroattivamente, i canoni demaniali con la legge finanziaria 2006. UCINA Confindustria Nautica si sta battendo perché il governo prenda atto di questa situazione che mette a rischio 2.200 posti di lavoro.

A livello locale un esempio è rappresentato dalla nuova Darsena di Genova, realizzata con importanti investimenti pubblici che avevano destinato l’area alle attività turistico-nautiche e al Salone Nautico, vetrina internazionale per la nautica da diporto.

Per onorare e sensibilizzare sull’enorme potenziale legato al mare e alla nautica, UCINA ha fortemente voluto, e ottenuto, l’istituzione della “Giornata del Mare”, che è stata inserita nella riforma del Codice della Nautica, entrata in vigore il 13 febbraio 2018. L’iniziativa, che si svolge l’11 aprile, è rivolta alle scuole di ogni ordine e grado con lo scopo disviluppare la cultura del mare inteso come risorsa di valore culturale, scientifico, ricreativo ed economico”. Come associazione di categoria abbiamo il dovere di far conoscere alle nuove generazioni le enormi potenzialità, anche dal punto di vista occupazionale, rappresentate dal mare e dalla nautica.

Immaginiamo di comporre la ricetta ideale per la nautica in Italia. Quali sono gli ingredienti che vorrebbe importare dagli altri Paesi per ottenere il miglior risultato?

La nautica da diporto in Italia è un’eccellenza indiscussa a livello mondiale, portatrice di straordinarie caratteristiche che la rendono unica. Dalla capacità di innovare, conservando lo stile e la qualità che solo un prodotto di alta artigianalità può fare, alla commistione del meglio della produzione del Made in Italy in un unico prodotto: il design, la tecnologia, gli arredi, gli elementi tessili e gli accessori. 

Credo che l’ingrediente che potrebbe elevare ulteriormente la nautica nel nostro Paese possa essere la capacità di fare sistema con l’obiettivo, comune, di far crescere ancora di più la nostra industria. Questo, in Paesi come la Francia o l’Olanda, è piuttosto usuale e permette alle aziende di crescere all’interno di un contesto molto più solido e competitivo.

Al di là del suo lavoro, oggi qual è il suo rapporto con il mare e che tipo di “frequentatrice” è?

Purtroppo il lavoro assorbe la maggior parte del mio tempo. Quando mio figlio era più piccolo riuscivo comunque a ritagliare qualche weekend o vacanza al mare. Oggi gli impegni e le responsabilità sono molti e il tempo libero è veramente poco. Mio figlio ormai studia all’Università all’estero e, quando torna in Italia, facciamo sempre una vacanza al mare insieme.

Barca a vela o a motore?

Sicuramente barca a vela. Non ne possiedo una, ma ho uno splendido ricordo di quando mio figlio frequentava la scuola vela. In ogni caso, la vela consente di vivere e sentire veramente il rapporto tra uomo e mare.

 

Giuseppe Orrù

Foto di Claudio Colombo

 

NAUTICA IN UN RITRATTO. Un progetto di Liguria Nautica e Claudio Colombo che propone una galleria di personaggi liguri o comunque con un legame con la nostra regione, che hanno lasciato un segno nella nautica italiana o con profonde radici e sinergie con il nostro mare. Per ognuno di loro, vi presenteremo un ritratto fotografico realizzato da Claudio Colombo e un’intervista del nostro giornalista Giuseppe Orrù, per conoscere meglio ogni protagonista, anche con curiosità sulla loro vita privata.

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