Polpi: intelligenze non umane
L’evoluzione ha una storia da raccontare, una storia che si svolge sotto le onde tra coralli, scogli e abissi: quella dei polpi
Polpi: intelligenze non umane
L’evoluzione ha una storia da raccontare, una storia che si svolge sotto le onde tra coralli, scogli e abissi: quella dei polpi
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Accedi RegistratiQuando pensiamo ad un essere pensante, cosciente e consapevole, la prima immagine che ci viene in mente siamo noi esseri umani. Eppure l’evoluzione ha un’altra storia da raccontare, una che si svolge sotto le onde, tra coralli, scogli e abissi: quella dei polpi, creature la cui intelligenza sfida il nostro modo di concepire la mente.
Un’evoluzione antica e sorprendente
I polpi appartengono alla classe dei cefalopodi, molluschi marini che includono anche seppie, calamari e nautili. I loro antenati vivevano già 300 milioni di anni fa, quando possedevano un guscio esterno rigido utile per la protezione, ma limitante per il movimento. Nel corso dell’evoluzione, molte specie hanno perso quel guscio, sviluppando strutture interne più leggere o, nel caso dei polpi, eliminandole del tutto.
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Oggi il polpo moderno è completamente privo di parti rigide, fatta eccezione per il becco corneo, e possiede un corpo molle e straordinariamente flessibile. Questa trasformazione ha permesso ai polpi di sviluppare un’incredibile adattabilità ambientale: possono passare attraverso fessure minuscole, cambiare colore e consistenza grazie a cellule specializzate chiamate cromatofori, e persino imitare l’aspetto di altri animali marini per confondere predatori o prede.
Cervelli distribuiti e intelligenza diffusa
Il sistema nervoso dei polpi è unico nel regno animale. E' composto da circa 500 milioni di neuroni, più della metà distribuita nelle braccia, ognuno dei quali è capace di percepire, reagire e persino “decidere” in modo autonomo. Questo ha portato gli scienziati a descrivere il polpo come una creatura dotata di un cervello centrale e otto piccoli centri nervosi indipendenti. In sostanza un’intelligenza distribuita, che sfida il concetto stesso di mente centralizzata.
Esperimenti condotti in laboratorio e in natura hanno mostrato che i polpi sanno risolvere problemi complessi, riconoscere individui umani, usare strumenti e persino apprendere per osservazione. Come scrive il filosofo e biologo Peter Godfrey-Smith, autore di Other Minds, “incontrare un polpo è come incontrare un’intelligenza aliena, nata sullo stesso pianeta”.
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A differenza di primati, corvi o delfini, questi animali non vivono in gruppi sociali stabili e hanno vite brevi (spesso limitate a pochi anni o persino mesi). Gli scienziati ipotizzano che la loro evoluzione cognitiva sia stata plasmata non dalla vita sociale, ma dalla necessità di sopravvivere in ambienti ricchi di predatori e di risorse in continuo mutamento.
Anche il contesto riproduttivo, fatto di corteggiamenti complessi, competizione e strategie di accoppiamento raffinate, potrebbe aver contribuito allo sviluppo di capacità cognitive avanzate. Nonostante i progressi degli ultimi anni, la comprensione della mente dei cefalopodi resta ancora in gran parte un mistero, e proprio per questo continua ad affascinare biologi, etologi e filosofi della mente di tutto il mondo.
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Un’intelligenza da proteggere
Negli ultimi anni i polpi sono diventati anche un simbolo etico e ambientale. La loro intelligenza, la capacità di provare dolore e la complessità dei loro comportamenti hanno riacceso il dibattito sulla coscienza animale e sul valore morale delle specie marine. Le minacce principali arrivano oggi dalla pesca intensiva, dal cambiamento climatico e dai progetti di allevamento industriale di polpi, come quello previsto alle Canarie, che la comunità scientifica internazionale ha duramente criticato.
Per porre l’attenzione su queste creature meravigliose e sorprendenti, nel 2014 è stata istituita la Giornata Mondiale del Polpo, che si celebra ogni anno l’8 ottobre. E’ affascinante pensare che l’ultimo antenato comune tra essere umano e polpi sia un simil verme vissuto circa 600 milioni di anni fa. Ancora di più allora, come dice Peter Godfrey-Smith, i polpi rappresentano “un esperimento indipendente nel campo dell’evoluzione dei grandi cervelli e dei comportamenti complessi”.
