A cura di Ilaria Bellin

Porti turistici 3.0: comunicare l’esperienza e non solo l’attracco

Nuovi linguaggi per attrarre armatori, turisti e clienti di fascia alta nei porti turistici

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Nel marketing nautico contemporaneo il porto turistico non è più soltanto un luogo di ormeggio: è destinazione, community, identità. Un tempo bastavano listini prezzi, planimetrie e qualche foto dei moli per promuoversi. Oggi la sfida è raccontare emozioni, visioni e storie capaci di coinvolgere.

Dal porto come infrastruttura al porto come brand

L’armatore internazionale e il viaggiatore esperienziale vogliono sentirsi parte di un racconto, non semplici fruitori di un servizio. Il porto è il primo contatto con il territorio e spesso il punto in cui si decide la qualità dell’intera esperienza. È il volto di una destinazione, il brand che la rappresenta sul mare.

Dall’attracco all’esperienza: la trasformazione 3.0

I porti turistici che scelgono la via 3.0 investono su due pilastri chiave: digitalizzazione e storytelling esperienziale. Comunicare un approdo oggi significa creare una vera e propria brand experience, capace di ispirare e fidelizzare.

Le strategie più efficaci puntano a:

  • raccontare il territorio e le sue eccellenze – dalla cucina all’arte, dalla natura agli eventi locali;
  • valorizzare i servizi premium – concierge, spa, ristorazione gourmet, eventi esclusivi;
  • produrre contenuti di valore – editoriali e visual, che costruiscano identità e desiderio;
  • creare una community – reale e digitale, attiva tutto l’anno, non solo in alta stagione.

Comunicare un porto turistico oggi è più simile al marketing di un boutique hotel o di un resort di lusso che non a quello di un’infrastruttura. Il focus non è il posto barca ma l’esperienza globale.

Il nuovo cliente del mare: personalizzazione e autenticità

Chi sceglie un porto di fascia alta non cerca semplici servizi ma esperienze su misura. Armatori internazionali, famiglie in charter di lusso, skipper professionisti e yacht manager condividono un’unica aspettativa: essere riconosciuti.

Si informano, chiedono e scelgono in base a dettagli che fanno la differenza:

  • dove poter cenare a bordo con uno chef locale;
  • quali eventi o mostre si svolgono nei dintorni;
  • se è possibile prenotare escursioni private o avere un’auto di cortesia;
  • se il porto ha una personalità, un tono di voce, un’identità precisa.

Il vero valore non si misura in metri lineari di banchina ma nella narrazione che accompagna ogni ormeggio.

Tecnologia + umanità: la nuova rotta dell’engagement

Oggi molti approdi investono in CRM, app dedicate ai servizi, piattaforme smart per la prenotazione e mappe interattive. Ma la tecnologia, da sola, non basta. La differenza nasce dal perfetto equilibrio tra digitale e human touch: un messaggio di benvenuto personalizzato, un follow-up dopo l’ormeggio, un invito esclusivo al ritorno. Sono gesti che trasformano il servizio in relazione e la relazione in fidelizzazione. Nel mare del marketing esperienziale, la tecnologia è la vela ma è l’umanità, ancora, a dare il vento giusto.

Esempi virtuosi: quando il porto diventa brand

Alcuni approdi europei stanno già navigando con successo in questa direzione.

Porto Sole Sanremo: posizionato come porto premium, comunica eleganza e lifestyle esclusivo. Su Instagram e LinkedIn racconta un’esperienza a 360°, dai panorami alle esperienze tailor-made. Il sito web ne riflette il tono raffinato e coerente.

Porto di Scarlino (Toscana): un ecosistema narrativo che unisce eventi, lifestyle e storytelling visivo. Sui canali social alterna natura e glamour, mentre il sito web fonde praticità e racconto emozionale.

Port Vell (Barcellona): ha ridefinito il concetto di scalo turistico come club esperienziale. Una presenza digitale coerente e sofisticata, tra lusso, networking e senso di appartenenza internazionale.

In tutti questi casi, il porto diventa marchio, esperienza e simbolo di lifestyle.

Ospitalità + identità: la bussola del futuro

Chi guida un porto oggi deve pensare come un brand dell’hôtellerie di lusso: progettare customer journey, costruire partnership, curare ogni dettaglio esperienziale. Nel mercato della nautica di alta gamma, la differenza non sta più nell’infrastruttura ma nel modo in cui racconti il tuo mare. Come ogni viaggio, anche quello in porto si misura non in miglia ma in emozioni.

Un porto è molto più di un ormeggio: è un invito a restare, a tornare, a condividere. Il futuro dei porti turistici si giocherà sulla capacità di trasformarsi in luoghi emozionali e community attive, dove tecnologia e ospitalità dialogano per offrire esperienze memorabili. Il mare, dopotutto, non si comunica, si vive e ogni approdo, se raccontato bene, diventa un’emozione da ricordare.