Sui fondali della Toscana un museo sommerso per salvare il mare

Un pescatore di Talamone combatte la pesca a strascico con le opere di famosi artisti

Sui fondali della Toscana un museo sommerso per salvare il mare

Sui fondali della Toscana un museo sommerso per salvare il mare

Un pescatore di Talamone combatte la pesca a strascico con le opere di famosi artisti

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La bellezza salverà il mondo“, scriveva lo scrittore Fëdor Dostoevskij. Paolo Fanciulli, sessantenne di Talamone, di professione pescatore, sta provando con l’arte a salvare perlomeno il mare.

Da giovane il nostro protagonista aveva esercitato la pesca di frodo, arrivando ad adoperare persino la dinamite. In quegli anni, si giustifica, erano in pochi a conoscere il significato dalla parola “ecologia”. C’è arrivato da solo a capire perché la natura va rispettata, vedendo con i suoi occhi di ragazzo quali danni stava causando ad un ambiente che tanto amava. “Nessun cacciatore – ha spiegato – si metterebbe a bruciare un bosco per catturare un cinghiale. I pescatori devono capire che, allo stesso modo, se si devastano gli abissi anche il pesce scompare”.

Paolo Fanciulli è passato così dalla “parte dei buoni”, come ama sottolineare lui, ed ha cominciato la sua personale crociata contro i pescatori di frodo che infestavano, e tutt’ora infestano, il mare al largo di Talamone, utilizzando l’illegale sistema della pesca a strascico.

Una crociata che il nostro pescatore ha condotto con la sua associazione, La Casa dei Pesci, raccogliendo, grazie al Comune di Talamone e ad alcune organizzazioni ambientaliste come Greenpeace e il Wwf, alcuni finanziamenti che sono stati utilizzati per calare sul fondale del mare circa 800 “dissuasori” formati da grosse bitte di cemento che rendono impossibile il passaggio delle reti a strascico. 

Ricordiamo che questo tipo di pesca devasta le praterie di Posidonia che sono l’habitat in cui le specie marine vanno a riprodursi. Non solo, anche sul fronte dei cambiamenti climatici, a parità di area coperta, la Posidonia assorbe 15 volte l’anidride carbonica di una foresta equatoriale. Un patrimonio da difendere a tutti i costi, quindi, perché garantisce la vita al mare e, di conseguenza, anche all’umanità. 

Ma perché limitarsi a piazzare in mare solo bitte di cemento? Nel 2013 Paolo Fanciulli ha il classico colpo di genio. L’Italia non è forse il Paese dell’arte e degli artisti? Perché non piazzare sculture e trasformare il mare in un museo, invece di usare solo blocchi di cemento?

Al progetto aderiscono subito artisti nazionali ed internazionali del calibro della britannica Emily Young, di Massimo Catalani, Lea Monetti, John Cass, Giorgio Butini, Aurora Avvantaggiato e molti altri. Con le ultime pose siamo arrivati questa estate a 44 sculture artistiche ed il progetto non è ancora concluso. 

I primi a ringraziare il nostro pescatore di frodo pentito sono stati naturalmente i subacquei e, di riflesso, i diving di Talamone che hanno a disposizione un vero e proprio museo sommerso in cui immergersi. 

Oggi Paolo continua la sua battaglia a favore del mare, prepara la posa di altri dissuasori artistici per impedire lo strascico, effettua campagne di sensibilizzazione nei confronti degli altri pescatori della costa maremmana, organizza la vendita del pesce pescato in maniera sostenibile attraverso gruppi di acquisto solidali ed accompagna turisti sulla sua barca per spiegare a tutti come la pesca non possa prescindere dall’amore per il mare e l’amore per il mare dalla sua salvaguardia.

Paolo Fanciulli è il pescatore più conosciuto d’Italia, anche se probabilmente più all’estero che in patria. Di lui hanno scritto il New York Times, il Guardian e altri prestigiosi giornali di tutto il mondo, Cina e Giappone compresi. Ilaria De Bernardis e Marco Santarelli hanno scritto anche un libro sulla sua storia: “La Casa dei Pesci” (Palombi Editore).  L’uomo distrugge, il mare protegge”, ama sottolineare a chi lo intervista. 

 

Immagine di copertina tratta dal sito web dell’associazione Ibva

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