Surfcasting in scaduta: la pesca all’ombrina
Tentare la sorte non fa mai male: ecco le attrezzature, le esche e le tecniche da utilizzare per la pesca all’ombrina
Surfcasting in scaduta: la pesca all’ombrina
Tentare la sorte non fa mai male: ecco le attrezzature, le esche e le tecniche da utilizzare per la pesca all’ombrina
Partiamo dal presupposto che fare una pesca all’ombrina mirata è assai difficile. Si tratta infatti di un pesce dalle abitudini piuttosto simili a quelli di tutti gli altri grufolatori e le esche da impiegare sono meno selettive rispetto a quelle che si potrebbero usare per esempio per l’orata. Detto ciò, esistono però delle accortenze che possiamo tenere a mente e che possono portarci al nostro vero obiettivo.
PESCA ALL’OMBRINA: DOVE E QUANDO
È fondamentale scegliere il momento giusto in cui andare a pescare per poter riuscire a catturarne almeno un esemplare. L’ombrina è infatti un pesce piuttosto apatico, che entra in attività solo in determinati momenti, in condizioni meteo-marine avverse, ideali per il Surfcasting.
Il momento migliore per la pesca all’ombrina è il giorno che segue la fine di una mareggiata, quando il mare entra in fase di scaduta. In quel momento l’acqua è ancora mossa ma non troppo e le ombrine si spostano più a riva alla ricerca di cibo tra i detriti smossi dal fondo nei giorni precedenti. Un ulteriore elemento che favorisce le probabilità di cattura è la pioggia: la combinazione ideale sarebbe quella di mare in scaduta e la fine di un temporale. Per quanto riguarda invece l’orario si predilige la sera inoltrata oppure l’alba.
ATTREZZATURA NECESSARIA
Per quanto riguarda l’attrezzatura, nella pesca all’ombrina non sarà necessario dotarci di calamenti “pesanti”. Il nostro obiettivo sarà infatti quello di andare a posizionare la nostra esca nella prima fascia, quella entro i primi 50 metri, dove il maremoto ha smosso il fondo e lasciato detriti. Per questo sarà sufficiente utilizzare un piombo di massimo 100 gr che tenga il moto ma che allo stesso tempo possa scarrocciare lievemente dando mobilità e attrattività all’esca.
Si consiglia l’impiego di un classico trave 0,40 lungo 160 cm e 2 braccioli 0,20/0,22 con amo n.8/10. Per quanto riguarda la canna sarà nostra discrezione scegliere se usarne una robusta o una più leggera, facendo attenzione però a rispettare le grammature sopportabili dall’attrezzo.
L’ESCA
Qui abbiamo ampia libertà di scelta, con alcune preferenze. Considerando le condizioni meteo-marine in cui si pratica la pesca all’ombrina, un’esca molto valida è il cannolicchio, purché sia fresco. L’impiego di esca surgelata è fattibile ma ne diminuisce notevolmente l’attrattività in acqua perché in poco tempo perde la consistenza e l’odore.
In alternativa possiamo ricorrere all’uso di anellidi quali il verme americano oppure l’arenicola. Ricordiamoci che le ombrine sono quasi sempre in coppia o in piccoli gruppi: una volta che saremo riusciti a prenderne una rilanciamo nello stesso punto di prima! Molto spesso accade che a distanza di breve tempo se ne catturi almeno un’altra.
LE DIFFERENZE
Molti pescatori sono soliti confondere questo pesce con un altro suo simile, che in effetti presenta caratteristiche estetiche quasi identiche: la corvina. In realtà questi due pesci hanno habitat e stile di vita differenti: per un approfondimento leggete questo nostro articolo sulla pesca alla corvina.
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