Continua la nostra rubrica Un Film al Mare. Dopo Mediterraneo, La leggenda del pianista sull’oceano, Cast Away, Point Break, Lo Squalo, Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto, Master & Commander, Heart of the sea, Mare Dentro e Sul mare, ecco l’undicesimo titolo, Il silenzio sul mare.
Il silenzio sul mare è un film asiatico del 1991 girato dal regista giapponese Takeshi Kitano. Una coppia di fidanzati, entrambi sordi, vivono in maniera ordinaria e ripetitiva le loro giornate finché Shigeru, il protagonista, trova una tavola da surf abbandonata vicino ad un cassonetto della spazzatura. La sistema e prova ad utilizzarla: sarà l’incontro che cambierà la sua vita.
La narrazione prosegue con Takeshi che prende confidenza con le onde, che aveva sempre ammirato ma che non aveva mai voluto cavalcare. Per la prima volta non osserva la sua vita da spettatore ma agisce in prima persona.
Il silenzio sul mare: un film che dice tutto senza quasi parlare
Le pellicole asiatiche si distinguono per una maggiore introspettività: i dialoghi sono dosati, sussurati, le parole centellinate. Il silenzio sul mare non si discosta da questo canovaccio e, anche solo leggendo velocemente la trama del film di Takeshi Kitano, capiamo subito che le parole non avranno un ruolo preponderante. Le immagini, mai inserite a caso e l’atmosfera che accompagnano quest’opera ci suggeriscono un senso di pace, silenzio e leggerezza.
Più che un film è un racconto poetico dove le scene, splendida quella finale della tavola abbandonata sulle onde, giocano un ruolo preponderante. Il silenzio sul mare è introspettivo e non è certo una pellicola da sabato sera con gli amici: è un film che fa pensare e che merita di essere ammirato con grande attenzione. Gli effetti speciali sono soltanto i sentimenti e questo basta.
Paolo Bellosta
Argomenti: Daily Nautica, mare