Costa Crociere: “Per ripartire la crocieristica ha bisogno di infrastrutture, svolta green e digitalizzazione”
Beniamino Maltese, Executive Vice President e CFO del Gruppo Costa Crociere, è intervenuto al webinar di PwC Italia "Italia 2021 - Competenze per riavviare il futuro", in cui si è discusso del futuro del turismo in Italia
Beniamino Maltese, Executive Vice President e CFO del Gruppo Costa Crociere, è intervenuto al webinar di PwC Italia "Italia 2021 - Competenze per riavviare il futuro", in cui si è discusso del futuro del turismo in Italia
Un appello al governo per far ripartire al più presto le crociere in Italia. A lanciarlo è Beniamino Maltese, Executive Vice President e CFO del Gruppo Costa Crociere, intervenuto al terzo digital event della piattaforma “Italia 2021 – Competenze per riavviare il futuro”, in cui aziende, istituzioni e operatori di settore si sono confrontati sulle azioni da mettere in atto nell’ottica di una ripresa robusta e duratura dell’industria dell’ospitalità.
“Fateci ripartire, la crocieristica – ha sottolineato Beniamino Maltese – è un tassello fondamentale dell’economia del turismo. Il settore crociere in Europa vale circa 48 miliardi di euro e l’Italia, grazie alla cantieristica, alle sue bellezze e alla spiccata vocazione turistica, è il Paese leader che detiene oltre un quarto di questo patrimonio“.
“Solo il Gruppo Costa Crociere – ha spiegato il vice presidente – in Italia genera un impatto di 3,5 miliardi di euro e circa 17 mila posti di lavoro, con quasi 4.800 fornitori coinvolti. Far ripartire una nave significa riportare a bordo tutta la filiera che oggi è un ecosistema importantissimo in Italia. Occorre salvaguardare questo patrimonio e bisogna farlo subito, perché dal momento in cui il decreto sarà firmato dal governo ci vorranno 30 giorni prima che le navi siano operative“.
Il turismo è stato uno dei settori più colpiti dalla pandemia: se prima del Covid-19 contribuiva con oltre 230 miliardi di euro al 13% del Pil, con circa 4 milioni di addetti (circa il 15% della forza lavoro italiana), l’azzeramento delle attività ricettive nel trimestre di lockdown comporterà una riduzione dei volumi pari al 18,5% su base annua.
Durante il lockdown, circa il 95% degli alberghi ha chiuso per mancanza di clientela, mentre il mercato crocieristico si è completamente fermato, con una ripresa graduale prevista non prima degli inizi di agosto. Secondo i dati emersi durante il webinair, l’Italia rischia di vedere la chiusura entro l’anno del 65% degli hotel e dei ristoranti, con un possibile impatto occupazionale di circa 1 milione di posti di lavoro. Come scenario base, fonti istituzionali prevedono per il 2020 una contrazione del settore del 44%.
Secondo Maltese, occorre utilizzare il recovery fund europeo per progetti specifici per favorire la ripresa di crociere e turismo. “Riteniamo – ha affermato – che vi siano i presupposti per creare un tavolo di lavoro pubblico-privato per la definizione di progetti legati al settore delle crociere e del turismo che possano entrare nel perimetro del ‘recovery fund’ europeo, focalizzandoci su tre aree principali: nuove infrastrutture, svolta green e digitalizzazione. Siamo pronti a cogliere in anticipo la sfida di una flotta più green e un turismo più sostenibile, con infrastrutture moderne ed efficienti“.
Il Gruppo Costa, infatti, è stato il primo a investire in tecnologie sostenibili e al momento è l’unico ad avere in esercizio due navi LNG, una con il brand Costa Crociere e una con il brand per il mercato tedesco AIDA, ossia la tecnologia più avanzata oggi disponibile per abbattere le emissioni. “Molte delle nostre navi – ha ricordato Maltese – sono anche pronte a spegnere i motori e utilizzare energia in banchina, laddove le banchine siano elettrificate. E stiamo investendo anche in nuove tecnologie, come il biofuel e le batterie“.
In tema di digitalizzazione, il vice presidente del Gruppo Costa ha ribadito l’importanza di questo aspetto, “perché questa crisi – ha concluso – ha senza dubbio accelerato l’utilizzo delle tecnologie digitali e il turismo anche con la rete di distribuzione dovrà rivedere i propri modelli di interazione con i consumatori”.
Giuseppe Orrù