Il posto più sicuro? E’ in crociera. Clia: “Il protocollo italiano ha le norme sanitarie più rigorose al mondo”
Clia, l’associazione mondiale delle compagnie di crociera, chiede la ripartenza appena possibile, grazie ai protocolli di sicurezza efficaci. Le navi e i passeggeri delle compagnie italiane beneficiano di un protocollo sanitario sicuro e rigoroso, unico al mondo
Clia, l’associazione mondiale delle compagnie di crociera, chiede la ripartenza appena possibile, grazie ai protocolli di sicurezza efficaci. Le navi e i passeggeri delle compagnie italiane beneficiano di un protocollo sanitario sicuro e rigoroso, unico al mondo
Il posto più sicuro per tenere alla larga il Covid-19? E’ in crociera. Le navi e i passeggeri delle compagnie crocieristiche italiane, infatti, beneficiano di un protocollo sanitario sicuro e rigoroso, unico al mondo, che sin dalla ripartenza delle crociere ad agosto, ha dimostrato di funzionare, trasportando in sicurezza oltre 60 mila turisti.
Dopo l’ultimo decreto legge emanato dal governo, CLIA (Cruise Lines International Association) ha preso atto dell’estensione delle restrizioni in essere oltre la data inizialmente prevista del 6 gennaio. In vista della ripresa delle operazioni, CLIA sottolinea però che il settore crocieristico costituisce un unicum, grazie al rigoroso protocollo sanitario in uso.
“Adottato fin da agosto – spiega Clia – il protocollo ha dimostrato di funzionare in maniera adeguata, riuscendo a far viaggiare fino ad oggi in modo responsabile e sicuro oltre 60 mila crocieristi, inserendoli di fatto all’interno di una bolla di protezione anche a salvaguardia delle comunità locali e senza rappresentare alcun peso, né economico né organizzativo, per le strutture sanitarie a terra“.
“Sono oggi le stesse comunità, territori e porti che hanno potuto beneficiare del turismo crocieristico fino alla pausa natalizia – aggiunge l’associazione di categoria – ad auspicare che si rimetta in moto il prima possibile il volano virtuoso di un settore che, solo in Italia, genera ogni anno un fatturato di 14 miliardi di euro, assicurando circa 120 mila posti di lavoro (tra diretti e indiretti) e stipendi per 3,9 miliardi di euro“.
Lo stesso auspicio è condiviso dagli equipaggi delle navi, tra cui molte migliaia di marittimi italiani, tornati a bordo tra Natale e Capodanno per osservare il periodo di quarantena necessario a riprendere a navigare, come originariamente previsto subito dopo l’Epifania, insieme alle compagnie di crociera, che hanno sostenuto investimenti notevoli per armare le navi e tenerle pronte per la ripartenza.
Anche il protocollo adottato in Italia dalle navi da crociera ha richiesto ingenti investimenti da parte delle compagnie, sia per la messa a punto sia per la sua implementazione a bordo ed a terra. Esso rappresenta, inoltre, un caso unico al mondo nel settore crocieristico come in quello del turismo e dell’ospitalità in generale. Sviluppato insieme alle autorità nazionali e locali, il protocollo tiene infatti conto degli input dei migliori virologi, medici ed esperti di fama internazionale, di istituti clinici e università specializzate, e ha mostrato la straordinaria capacità dell’Italia di approntare soluzioni innovative.
Tra le misure previste dal protocollo, che finora nessun altro settore in Italia né al mondo ha eguagliato per complessità e completezza, vi sono lo screening sanitario degli ospiti e dei membri dell’equipaggio prima dell’imbarco (antigene e PCR, se necessario, anche durante la crociera) oltre al controllo della temperatura, la compilazione di un questionario sanitario, le procedure di igienizzazione e pulizia degli ambienti con l’utilizzo di prodotti disinfettanti di tipo ospedaliero, il potenziamento dei servizi medici a bordo, un piano di emergenza attuabile in stretta collaborazione con le autorità di terra competenti nell’eventualità anche solo di un caso sospetto a bordo e tecnologie di ultima generazione per il contact tracing di tutte le persone a bordo delle navi.
“A questo si aggiunge – sottolinea ancora CLIA – che i crocieristi sono in grado di raggiungere in modo sicuro i porti di imbarco anche provenendo da regioni diverse da quelle del porto di imbarco, utilizzando sia mezzi propri sia i trasporti organizzati dalla compagnia, anch’essi quindi sottoposti alle misure di sicurezza previste dal protocollo“.
Giuseppe Orrù