Alla scoperta del “Thistlegorm”, il terzo relitto più bello del mondo
Il relitto del Thistlegorm è stato definito il "terzo relitto più bello del mondo" per i coralli, gli alcionari, la vita marina che si è insediata sopra e tutto intorno ma soprattutto per l’incredibile carico bellico ancora ben visibile
Il relitto del Thistlegorm è stato definito il "terzo relitto più bello del mondo" per i coralli, gli alcionari, la vita marina che si è insediata sopra e tutto intorno ma soprattutto per l’incredibile carico bellico ancora ben visibile
Mar Rosso, 6 ottobre 1941
Il mercantile Thistlegorm (“cardo blu” in gaelico) è ancorato nello stretto di Gobal, nel Mar Rosso, quello che poi conduce al canale di Suez. Per l’esattezza, si trova a otto miglia dalla riva, a sud-est di un complesso di formazioni coralline chiamato “Sha’ab Ali”.
È una nave magnifica, nuovissima. Varata il 9 aprile 1940 nei cantieri Joseph Thompson e figli di Sunderland, nel Regno Unito, è lunga 126,5 metri per 18 di larghezza e le sue 4898 tonnellate di stazza lorda vengono mosse da un motore a vapore North Eastern Marine Engineering da 1850 IHP. Di proprietà della Albyn Line, ha già effettuato tre crociere in giro per il mondo per trasportare, nell’Inghilterra assediata da Hitler, materiale bellico, grano e rhum.
Nel giugno 1941 viene caricata all’inverosimile di materiale destinato alle truppe che diverranno l’VIII armata del generale Claude Auchinleck, che deve affrontare le forze dell’Asse e l’Africa Korps di Rommel in Africa settentrionale. Sul ponte vengono caricate due locomotive a carbone LMS Stanier con due vagoni destinati alle ferrovie egiziane, camion Bedford, veicoli corazzati MK II Bren Carrier, parti di aerei, due Rolls Royce, automobili Morris, motociclette BSA WD M20 modificate per il deserto, esemplari di Matchless G3L e Norton 16H e casse di munizioni, fucili, pistole e stivali. Un carico dal valore inestimabile che deve assolutamente arrivare ad Alessandria d’Egitto.
Viene quindi deciso di non far transitare la nave nel pericoloso Mediterraneo, dove, malgrado la presenza inglese a Gibilterra, Malta e in Egitto, le forze aeronavali dell’Asse avrebbero potuto facilmente trovare il mercantile e affondarlo. Il Thistlegorm viene armato con un cannone da 120mm e una grossa mitragliera antiaerea, al cui funzionamento avrebbero provveduto nove militari della Royal Navy, e mandato a Città del Capo per circumnavigare il continente africano e risalire il Mar Rosso.
In Sudafrica viene affidato alla protezione del vecchio incrociatore HMS Carlisle, si unisce a un convoglio e parte per la sua destinazione finale, che non sarà la città di Alessandria ma il fondo del mare. Una volta passata la punta della penisola del Sinai viene comunicato alle navi di fermarsi, in attesa che il canale venga liberato da due navi che hanno fatto collisione e venga effettuato uno sminamento.
L’Abwer, l’intelligence tedesca, sospettava però che gli inglesi stessero facendo giungere militari nell’area e inviarono due Heinkel 111 da Creta per trovare e distruggere quello che immaginavano essere un trasporto truppe. Avevano ormai rinunciato a ritrovare la nave nemica, quando, alla luce della luna, uno dei due piloti vide le navi ferme alla fonda e attaccò quello che gli sembrava il bersaglio più grosso: il Thistlegorm.
Lanciò quindi sul suo obiettivo due enormi bombe SC2500 da circa 2400kg di peso, che colpirono la stiva 4 posta vicino alla poppa della nave e fecero esplodere le munizioni lì contenute. La nave venne spezzata in due e affondò in pochi minuti, anche a causa del peso enorme del carico. Nell’esplosione perirono 4 marinai e 5 addetti alla contraerea, che però riuscirono forse ad abbattere uno degli Heinkel. La deflagrazione fu così forte che una delle locomotive si trova adesso ad oltre 20 metri di distanza dal relitto.
Gli anni seguenti
La nave venne in seguito dimenticata da tutti, fino al suo ritrovamento nel 1956 da parte del comandante Jacques Cousteau a bordo della Calypso, dopo 15 anni dal suo affondamento. Temendo potesse divenire preda di sciacalli, Cousteau decise di non rivelare l’esatta posizione della nave affondata. Venne nuovamente ritrovata da un team subacqueo nel 1992 e da allora è diventata meta conosciutissima e ambita dai sommozzatori di tutto il mondo.
È stata definita il “terzo relitto più bello del mondo” per i coralli, gli alcionari, la vita marina che si è insediata sopra e tutto intorno ma soprattutto per l’incredibile carico bellico ancora ben visibile. In effetti, la nave è ancora bellissima, malgrado quattro grossi problemi: il furto di “ricordini” da parte di scellerati subacquei, l’accumulo di aria nelle stive che ne favorisce il degrado, l’incredibile numero di barche che si ancorano legandosi alle strutture della nave a causa delle forti correnti nel punto di immersione e, ovviamente, l’azione di degrado data dal mare. Per questo le autorità egiziane stanno pensando di chiudere per qualche mese l’accesso al punto di immersione e procedere a una forma di bonifica che lo possa salvaguardare.
Novembre 2022
Sono un subacqueo appassionato di relitti e ne ho visti parecchi in giro per il mondo. Ho scritto anche un libro che racconta storie di mare e di immersioni, “Storie Sommerse – Esplorazioni tra i relitti“, edito nel 2022 da Il Frangente di Verona. Ero, però, veramente stanco di sentirmi chiedere come fosse il Thistlegorm. È davvero magnifico come dicono? Non lo sapevo, non l’avevo mai visitato. Una volta giunto a Sharm el Sheikh ho quindi cercato subito di prenotare l’uscita in barca, che tuttavia pareva di difficile attuazione per problemi di tipo organizzativo. Alla fine, Francesca dello Shamandura Diving Center è riuscita ad accontentarmi: mi sarei aggregato a un gruppo di esperti (e simpaticissimi) subacquei, quelli dell’Identici Diving School di Ravenna.
Con trepidazione, alle 5 del mattino, aspettavo il transfer verso il porto, accarezzando la mia custodia subacquea nel buio della notte, nella speranza che non mi facesse scherzi di cattivo gusto in immersione. L’alba si rivelò di grande emozione, un po’ meno la visione della barca, che, al posto della magnifica imbarcazione da crociera che mi ero aspettato, si rivelava essere un’orrenda bagnarola. In seguito avrei però apprezzato le sue principali qualità: non solo era leggermente più veloce delle altre, facendoci così arrivare qualche minuto prima degli altri sul relitto e quindi scendere da soli, ma era anche pesante e, di conseguenza, stabile durante le tre lunghe ore di navigazione e soprattutto sulle onde dell’ormeggio.
La mia guida si chiamava Nadya ed era un’esperta e bravissima ragazza russa che conosceva alla perfezione il relitto e le condizioni del mare. Avremmo effettuato la prima immersione percorrendo l’esterno della nave, partendo dal punto dell’esplosione per poi girare intorno alla poppa e quindi risalire fino alla prua. La seconda immersione, invece, avrebbe visto una penetrazione all’interno delle stive.
Le condizioni marine quel giorno non erano perfette per chi vuole fare fotografie: una visibilità oscillante fra i 12 e i 15 metri unita a una fastidiosa corrente costante che percepivo fare effetto vela sullo scafandro della macchina fotografica. Scesi sul punto della spaccatura, ci siamo spostati dalla nave per vedere i resti della locomotiva posta a 20 metri di distanza. Poi siamo ritornati su di essa percorrendola verso poppa per ammirare delle casse di munizioni e i due grossi pezzi antiaerei. Fatto il giro della poppa, staccata e appoggiata a 90 gradi su un fianco, siamo passati sopra le eliche e abbiamo percorso tutta la nave, ancora in assetto di navigazione, fino a giungere alla prua, sempre lottando con una leggera corrente contraria.
Perso fra mille inquadrature e scatti, ho consumato parecchio e così, verso la fine del percorso, sono stato abbracciato e portato in giro dalla bella Nadya come non mi accadeva da tanti anni. In realtà, sono poi uscito con 50 bar ma volete mettere essere scarrozzato dalla mia guida che mi abbraccia stretto e mi cede la sua aria? I vagoni e un magnifico argano hanno concluso il primo giro e, durante la successiva sosta ristoratrice, Nadya mi prendeva in giro per i consumi: “Tesoro, sei contento di avere avuto me come guida?”. Certo, mia salvatrice! Ma perché tutti questi sguardi pieni di invidia?
La seconda immersione è stata effettuata all’interno della nave: un’esperienza che lascia davvero a bocca aperta (azione da evitare sott’acqua per la possibile perdita dell’erogatore!). Il giro risulta davvero troppo breve per riuscire a cogliere tutte le immagini e i particolari, così a ogni subacqueo lascia un ricordo un po’ diverso, a seconda dei propri gusti e della propria sensibilità. Da motociclista, non potrò mai dimenticare le moto, che sembrano non finire mai, bellissime, accatastate una di fianco all’altra, con le gomme tassellate che sembrano ancora nuove e il resto incrostato di sedimenti ma ben riconoscibile.
Tutto intorno, poi, c’è il mondo: auto, camion, pezzi militari che fatichi a riconoscere, ogni cosa da scoprire, rivelare. Talmente tante cose diverse che alla fine dell’immersione sei felice ma allo stesso tempo pensi di aver perso qualcosa, mentre gli altri subacquei raccontano particolari che ti sono sfuggiti e ti invogliano a ritornare un’altra volta. Infatti, la maggior parte dei miei compagni di immersione era già scesa sul Thistlegorm e tutti facevano a gara a trovare similitudini e differenze con le immersioni degli anni precedenti.
Una volta ritornati all’esterno del relitto, troviamo una sorpresa: la corrente pare essere diminuita ma in compenso sono arrivati tanti pesci. Quando affrontiamo l’ultimo giro all’interno della nave è per visitare la famosa cabina del comandante William Ellis e per vedere la sua vasca da bagno. Un’ultima occhiata al relitto e poi, purtroppo, dobbiamo obbedire a Nadya, che ci riporta in superficie. Le due immersioni si effettuano in nitrox 32% per una maggiore sicurezza. Non sono particolarmente difficili se non vi è particolare corrente ma serve un po’ di esperienza e una fonte luminosa per la penetrazione nelle stive. La profondità massima è di circa 33 metri.
Il Thistlegorm è davvero uno dei relitti più belli del mondo? Penso proprio di sì. Sono convinto, però, che occorra un intervento per bonificarlo e fare in modo che rimanga godibile ancora per molti anni. Inoltre, le barche e i subacquei sono davvero troppi e l’idea di contingentare l’accesso e consentirlo su prenotazione probabilmente potrebbe migliorare la situazione del relitto e aumentare il piacere di chi si reca da queste parti per vedere uno spettacolo magnifico, famoso in tutto il mondo.
Argomenti: Daily Nautica
Ciao a tutti, confermo la bellezza di questo relitto che ho avuto la fortuna di visitare per 3 volte a distanza di 5 anni una dall’altra: 1995 – 2000 – 2005.