02 maggio 2019

Il lavoro subacqueo a grandi profondità con la tecnica di saturazione

02 maggio 2019

La tecnica di saturazione è un sistema operativo h24 che prevede l'utilizzo di camere iperbariche e campane d'immersione

Il lavoro subacqueo a grandi profondità con la tecnica di saturazione

La tecnica di saturazione è un sistema operativo h24 che prevede l'utilizzo di camere iperbariche e campane d'immersione

4 minuti di lettura

Nel commercial diving il tempo d’immersione e la profondità determinano i costi d’intervento. Nel limite dei 10 metri i sommozzatori non necessitano di decompressione ma, quando si supera questo limite, devono rispettare i tempi d’immersione: più è profonda la quota, meno tempo si ha a disposizione per lavorare.

Nel mondo off-shore, e specialmente nel campo petrolifero, facilmente gli interventi dei sommozzatori sono oltre i 50 o 100 metri, quote che si possono raggiungere con tecniche e autorespiratori particolari ma che consentono una permanenza limitata a pochi minuti. Per lavorare, però, questi tempi così ristretti non sono sufficienti e allora si interviene con la “tecnica di saturazione“, un sistema operativo h24 che prevede l’utilizzo di camere iperbariche e campane d’immersione.

In pratica, se il lavoro è a quota 100 metri e nell’impianto di saturazione entra una squadra di 6 sommozzatori, in poche ore vengono compressi con un gas che gradatamente arriva alla quota operativa con il 97% di elio e il 3% di ossigeno. Dopo essere stati esposti per 12 ore a questa pressione, il corpo è saturo e tutto il gas contenuto in esso risulta alla stessa pressione a cui è sottoposto raggiunta la quota di lavoro. I sommozzatori, quindi, vivranno pressurizzati nell’impianto di saturazione fino alla fine del turno e potranno operare senza il problema della decompressione.

A coppie di due alla volta (esistono impianti che possono ospitare contemporaneamente anche più di nove sommozzatori) entrano nella campana d’immersione, che presenta la stessa pressione della camera madre. Da quest’ultima la campana si distacca grazie ad un sistema di chiusura a portelli e trasporta i sommozzatori alla quota di lavoro prestabilita. Raggiunto il fondo, prima di aprire il portello della campana, il primo sommozzatore si prepara: indossa il casco e controlla le comunicazioni, i sistemi di sicurezza e la circolazione dell’acqua calda a circuito aperto all’interno della muta.

Solo allora esce dalla campana e si dirige sul posto di lavoro tirandosi dietro l’ombelicale, un robusto insieme di manichette e cavi che lo collega alla campana e dal quale riceve tutte le utenze per la sopravvivenza. Svolge circa 4 ore di lavoro (dandosi il cambio con il collega) e dopo 8 ore complessive entrambi i sommozzatori vengono riportati in superficie. Una volta emersi, la campana viene clampata con l’impianto madre, dove sono pronti altri due colleghi: in pratica con tre squadre si coprono le 24 ore. A volte, oltre ai due sommozzatori in immersione, si necessita di un terzo che resta in campana per l’assistenza.

Nell’impianto di saturazione gli spazi, anche se limitati, contengono il necessario per una doccia calda, un locale servizi igienici e un locale dove si mangia e si dorme (su brandine a castello). Mediamente la durata di una saturazione è di 25 giorni, poi i sommozzatori vengono sostituiti. Per non interferire nel prosieguo del lavoro, normalmente le sostituzioni avvengono a coppie: due entrano e due vanno in decompressione nell’apposita camera, dove resteranno per tutta la durata del processo. Per un lavoro svolto a 100 metri di profondità, ad esempio, sono necessari circa 3 giorni prima di potere uscire dall’impianto a quota normobarica. In base al tipo di lavoro poi, i sommozzatori possono seguire tale routine anche per mesi.

Gli impianti sono voluminosi e per questo hanno bisogno di navi dotate di ampi spazi dove assemblarli: sono navi che possono restare nello stesso punto grazie a sistemi satellitari che governano le eliche direzionali o in grado di approntare un campo boe di ormeggio. Per la gestione operativa di un impianto di saturazione è fondamentale la presenza di molti operatori qualificati che hanno il compito di assistere i sommozzatori.

tecnica di saturazione - impianto Susy

Impianto Susy

Una squadra di questi operatori è deputata alla sopravvivenza, ovvero al monitoraggio dei gas di respirazione e della temperatura, che deve sempre rimanere costante all’interno dell’impianto (per quanto riguarda l’elio, infatti, bastano pochi gradi di differenza per avere o troppo freddo o troppo caldo). La squadra provvede, inoltre, ai pasti che vengono fatti passare attraverso dei portelli (questi ultimi vengono equilibrati per poter accedere all’interno o all’esterno della camera).

Un’altra squadra segue, invece, le operazioni di lavoro fornendo ai sommozzatori le necessarie attrezzature attraverso dei cavi guida, mentre un responsabile è addetto al coordinamento e all’assistenza del sommozzatore in immersione, offrendo tutte le indicazioni relative al lavoro da eseguire e seguendo dai monitor le immagini inviate sia dalla telecamera posta sul casco del sommozzatore sia dal ROV (una telecamera filoguidata che riprende il sommozzatore e l’ambiente circostante).

Le squadre (una attiva di giorno, l’altra di notte) eseguono di norma 12 ore di lavoro, che prosegue h24. Oltre agli addetti all’impianto poi, ci sono marinai, gruisti, ufficiali di coperta, cuochi e addetti alla mensa. Una macchina complessa, quindi, dove tutti concorrono alla gestione della nave e dell’attività subacquea.

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1 commento

  1. Berardo says:

    A quando una legge quadro che regolarizzi la subacquea iperbarica? Sono 20 anni che nelle commissioni lavoro individuano una regolamentazione dei lavori subacquei e dei loro addetti. Purtroppo i vari verbali sottoscritti dai nostri deputati non sono mai approdati alle due camere per l’approvazione. Fanno schifo; attualmente non si riconosce neanche il lavoro usurante e pericoloso. Siamo sempre gli zimbelli d’Europa. Ci vorrebbe una denuncia al Consiglio Europeo così il nostro governo si dia una svegliata. Uomini senza palle che non riescono a dare dignità ad una professione essenziale per le trivellazioni a mare del metano