La nave dei crociati: fuga dalla città in fiamme
Dopo tre anni di studi è stato stabilito che la nave crociata ritrovata nel mare davanti ad Acri è sicuramente una di quelle che non riuscì a fuggire dalla distruzione perpetrata dai Mamelucchi nel 1291
Dopo tre anni di studi è stato stabilito che la nave crociata ritrovata nel mare davanti ad Acri è sicuramente una di quelle che non riuscì a fuggire dalla distruzione perpetrata dai Mamelucchi nel 1291
Le crociate furono una serie di guerre promosse dalla Chiesa cattolica tra il 1096 e il 1291, allo scopo di riconquistare la Terrasanta, all’epoca sotto il dominio islamico. L’obiettivo principale era chiaramente Gerusalemme, città santa per tre religioni, conquistata nel 1099 e perduta nel 1187 nella lotta contro Saladino.
A quel punto gli eserciti cristiani assediarono la città portuale che rappresentava la porta d’ingresso di quei territori: Acri. Dopo alterne fortune, nel 1191 Filippo II di Francia e Riccardo “Cuor di Leone” d’Inghilterra si impadronirono della città, che divenne il caposaldo della cristianità in Terrasanta e la capitale del Regno di Gerusalemme, l’Outremer. A sua difesa, nel 1229, furono posti i famosi Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, detti poi anche di Rodi o di Malta, un ordine religioso cavalleresco difensore della cristianità per molti secoli.
Un secolo dopo però, alla fine di un terribile e sanguinoso assedio condotto dai Mamelucchi del sultano egiziano al-Malik al-Ashraf Khalil, durante il quale i cavalieri combatterono oltre le loro forze, alcuni musulmani scavarono una galleria sotto le possenti mura del castello, facendole crollare. Tra i difensori della città si scatenò così il panico, mentre i Mamelucchi li inseguivano assetati di sangue. Gli uomini cercarono allora di fuggire in ogni modo dalla città perduta, anche comprandosi a peso d’oro un passaggio su una delle barche presenti nel porto.
È esattamente quanto hanno scoperto alcuni studiosi dell’American Society of the University of Haifa in Israele, che nel 2017 hanno trovato i resti di una nave crociata affondata in mare davanti ad Acri. Ehud Galili e Michal Artzy dell’Università di Haifa hanno infatti guidato un team di archeologi subacquei alla scoperta dei resti della nave naufragata. Mentre rimangono solo piccole parti dello scafo, della chiglia e del fasciame, i ricercatori hanno scoperto ceramiche provenienti da Cipro, Siria e Italia meridionale, chiodi di ferro e manufatti come le ancore, oltre a 30 monete d’oro.
Adesso, dopo tre anni di studi, sono stati finalmente in grado di datare con esattezza l’epoca del naufragio. Le indagini fatte al carbonio presente sul legno davano una datazione compresa tra il 1062 e il 1250 ma le monete rinvenute fra i resti della chiglia e delle assi sono state ora identificate come fiorini, coniati a Firenze a partire dal 1252. L’origine è quindi ormai chiara. D’altronde testimoni oculari dell’epoca raccontavano che nobili e mercanti usarono questi oggetti di valore per corrompere i proprietari delle barche ancorate nel porto e pagarsi un passaggio verso la salvezza.
Dopo la conquista della città, per assicurarsi che i crociati non tornassero, i Mamelucchi smantellarono sia la città che il porto e solo secoli dopo venne ricostruita una città sulle sue rovine dai nuovi conquistatori, gli Ottomani.
A partire dagli anni ’90 gli archeologi hanno scavato nella città crociata di Acri, rimasta nascosta e notevolmente ben conservata sotto la città ottomana della fine del XVIII secolo e nel 2011 l’Associated Press ha riferito che Eliezer Stern, l’archeologo israeliano incaricato degli scavi, ha definito la città portuale medievale fortificata “uno dei siti più emozionanti al mondo per l’archeologia“.
Gli archeologi terrestri hanno poi trovato i resti della distruzione perpetrata nel 1291, rinvenendo sotto uno strato di depositi di cenere nera, dello spessore di 30 centimetri, alcuni pavimenti degli edifici dei crociati. Ciò che era stato riportato dalle cronache dell’epoca corrispondeva dunque a verità. La nave ritrovata è quindi sicuramente una di quelle che non riuscì a fuggire dalla distruzione della guerra.
Paolo Ponga
Argomenti: #subacquea, Daily Nautica