09 gennaio 2025

In Sicilia ritrovato relitto di 2.500 anni fa – Video e foto

09 gennaio 2025

Il relitto è stato rinvenuto a 6 metri di profondità, sepolto sotto uno spesso strato di sabbia e massi

Il relitto è stato rinvenuto a 6 metri di profondità, sepolto sotto uno spesso strato di sabbia e massi

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Gli archeologi dell’Università di Udine, in collaborazione con la Soprintendenza del Mare, hanno compiuto una scoperta eccezionale nelle acque di Ispica, al largo di Santa Maria del Focallo, in Sicilia. Un relitto arcaico databile tra il VI e il V secolo a.C., con due ancore bizantine e quattro ancore litiche, è stato rinvenuto a 6 metri di profondità. Il sito archeologico sommerso si trovava sepolto sotto uno spesso strato di sabbia e massi ed è stato trovato nel corso di una lunga campagna di ricerche.

“Lo scafo – spiega il comunicato emesso dall’Università di Udinerientra nella tipologia detta ‘su guscio’, dove le tavole del fasciame vengono saldamente collegate fra di loro con funzione strutturale, mentre le ordinate sono solo di rinforzo. In questo caso l’assemblaggio del fasciame è assicurato da un insieme di incastri (mortase e tenoni) che consentono di ottenere un insieme autoportante. La trincea di scavo ha inoltre consentito di condurre rilievi diretti, riprese fotogrammetriche per generare un modello 3D e il prelievo di campioni per le analisi paleobotaniche”.

Nelle vicinanze i subacquei hanno ritrovato anche diverse ancore. Due di esse, di ferro e a forma di “T” capovolta, risalgono probabilmente al VII secolo e appartenevano a navi bizantine. Le altre quattro sono invece di pietra e di età preistorica: una di queste è rotta ed era probabilmente dotata di due pinne o marre di legno, visti i fori presenti.

“La condizione generale dello scafo, a lungo oggetto di attacco da parte di molluschi che si cibano di legno – racconta Massimo Capulli, docente di Archeologia subacquea e navale all’Università di Udine – è estremamente delicata e richiede non solo perizia ma anche molta cautela. A questa ferrea regola deontologica si aggiunge il notevole potenziale informativo di questo relitto, che appartiene a una pagina della storia in cui è avvenuto il passaggio tra la Grecia arcaica e quella classica e in cui tanta parte ebbero anche le colonie della Sicilia. Siamo infatti di fronte a una testimonianza materiale dei traffici e commerci di un’epoca molto antica, quando Greci e Punici si contendevano il controllo dei mari, secoli prima che Roma si affacciasse prepotentemente sul Mediterraneo”.

Gli scavi sottomarini fanno parte del “Progetto Kaukana“, nato nel 2017 da un’idea di Sebastiano Tusa e da lui codiretto fino alla sua scomparsa insieme a Massimo Capulli. Mirato ad esplorare i fondali al largo della costa siciliana, il progetto rappresenta una riuscita forma di collaborazione tra diversi enti, istituti di ricerca e fondazioni italiane e straniere.

“La scoperta di reperti risalenti a periodi storici così diversi – ha commentato Abdul Moeed del Greek Reporter – mette in luce la solida tradizione marinara della regione”. Emily Mae Czachor della CBS News ha invece evidenziato come “i reperti potrebbero contribuire a far luce sulla storia marittima del Mediterraneo, inclusa la relazione tra gli antichi Greci e i Cartaginesi. Per molti anni, insieme ai Romani, hanno combattuto per il controllo del Mediterraneo centrale, fino a quando nel 241 a.C., al termine della prima guerra punica, questi ultimi hanno preso il controllo della Sicilia”.

“La scoperta di questo relitto – ha concluso Guillermo Carvajal di La Brújula Verde, magazine online spagnolo dedicato alla storia e all’archeologia – sottolinea l’importanza della Sicilia come punto strategico nelle rotte commerciali con l’antica Grecia. I materiali e le tecniche rinvenute non solo forniscono informazioni sulle abilità nautiche dell’epoca ma evidenziano anche l’intensa attività commerciale e culturale che fiorì nel Mediterraneo”.

 

Fonte video e foto: Università di Udine

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