
A fine marzo, hai trionfato nella Arcipelago 6.50. Farai il bis, o come Paganini, non replichi?
<<Ce la metteremo tutta, ma quest’anno un avversario più ostico non poteva capitarci. Tra gli iscritti, avrete notato il nome “Teamwork”, la barca dello svizzero Etienne, in duo col francese Le Diraison. Progettato da Sam Manuard nel 2007, questo proto è arrivato quarto alla Mini Transat! Dovremo fare i salti mortali per tenerlo alle nostre spalle>>
Mini Transat. Un nome che ti evoca dei brutti ricordi. Rimossa la rabbia frutto della tua disavventura (in testa alla flotta, Caracci ha disalberato in prossimità delle isole di Capo Verde, vedendo sfumare i suoi sogni di vittoria e di piazzamento, ndr)?
<<Parzialmente, solo parzialmente…>>
Sei al GP con la tua vecchia barca, ITA 431. E “Speedy Maltese”?
<<Sta bene, ormeggiata in un porto dell’Atlantico: spero di riuscire a venderla. Ad ogni modo, “Marina di Loano”, pur essendo vecchiotta (del 2003, ndr), ha dimostrato di avere competitività da vendere nell’ambito della Arcipelago 6.50>>
Con Gaetano come ti trovi?
<<Credo funzionerà tra noi. Gaetano si è proposto di salire a bordo con me per provare una barca differente dalla sua. Noi, avversari di sempre, ora ci ritroviamo assieme, anche se per una sola regata. Ci sarà da divertirsi>>
Progetti futuri?
<<Vorrei andare avanti con i Mini, esclusivamente da professionista. All’estero la vela solitaria è un lavoro, io rimango un dilettante, pur dedicando all’attività tempo e denaro. Puoi decidere di partecipare senza sponsor, e privo di un’equipe che ti segua giorno per giorno, ma si finisce col fare sempre delle figuracce. Se non troverò qualcuno disposto a darmi una mano…beh non ci voglio pensare>>.
E ora, basta parole. Si puntano le prue verso l’orizzonte, come folli danteschi. Cinque giorni circondati dal blu del Mediterraneo, a lottare per la vittoria.
Eugenio Ruocco
Argomenti: Daily Nautica
