Dario Noseda a Daily Nautica: “Ecco come ho attraversato l’Atlantico da solo su una barca di 7 metri”
Lo starista Noseda a Daily Nautica: "Queste barche hanno un anima e forse l’anima della Star aveva bisogno di dimostrare che, pur essendo una barca da regata, era in grado di attraversare l'oceano"
Lo starista Noseda a Daily Nautica: "Queste barche hanno un anima e forse l’anima della Star aveva bisogno di dimostrare che, pur essendo una barca da regata, era in grado di attraversare l'oceano"
Può un’imbarcazione di meno di 7 metri essere scelta come compagna di viaggio per la traversata atlantica da un navigatore con l’avventura negli occhi e il sale sulla pelle? Certo che è possibile se quel navigatore si chiama Dario Noseda, appassionato di vela e regatante starista dal 2008, classe con cui ha vinto numerose competizioni arrivando anche 3° al campionato italiano del 2015 e 2° alla Primo Cup di Montecarlo nel 2016.
Il suo sogno? Attraversare l’oceano Atlantico in solitaria. E per farlo ha scelto, per la prima volta al mondo, una Star (6.92 metri di lunghezza). “E’ una barca olimpica – spiega Noseda a Daily Nautica – nervosa, complessa, un progetto del 1911. Mi sono innamorato di questa classe grazie ad un personaggio che purtroppo non c’è più, Alfio Peraboni“.
Dario Noseda: la mia avventura su una Star attraverso l’Atlantico
L’11 novembre del 2017 la Star “Pa2sh“, preparata per solcare l’oceano, è salpata dal Real Club Nautico di Tenerife, assieme al suo comandante, per compiere la traversata dell’Atlantico, destinazione Martinica.
Un viaggio non certo semplice e non solo per il suo epilogo: il naufragio sull’isola di Santa Lucia con cui il 18 dicembre 2017 è giunta a termine, prima del tempo e ad un passo dalla meta, l’impresa del navigatore.
Di difficoltà Dario Noseda ne ha dovute affrontare diverse durante la traversata: il dover timonare per giorni senza poter riposare, se non sporadicamente, a causa di un problema all’impianto elettrico e le condizioni meteo non sempre favorevoli con cui fare i conti, che la notte tra il 7 e l’8 dicembre hanno portato un onda a scaraventare il navigatore in acqua (e solo grazie al suo coraggio e ai nervi saldi è riuscito a risalire in barca ed a proseguire il viaggio).
Storie di delfini, balene e pescatori
A fare da contorno a quest’impresa, storie di delfini “impertinenti”, balene e pescatori. Come quando una notte, a largo di Capo Verde, nel bel mezzo del silenzio, uno strano odore di gasolio ha messo in allerta il navigatore.
Un peschereccio enorme, battente bandiera del Belize, si trovava a 10 metri dalla sua barca e Dario ha deciso di contattare immediatamente con il VHS i pescatori, che gli hanno chiesto stupiti cosa ci facesse nel bel mezzo dell’oceano sopra una barca così piccola, offrendogli un gustosissimo tonno appena pescato. Dario ha dovuto però, a malincuore, declinare la succulenta offerta perchè quel tonno era lungo quasi metà della barca. “Ho dovuto rinunciare – racconta sorridendo – ma un trancio mi avrebbe fatto piacere tutto sommato”.
Portare la Star in oceano: un grande sogno ma non per tutti
Portare la Star in oceano era un sogno in cui, come spesso accade, non tutti credevano, ritenendolo, forse, un’impresa impossibile. Ma Dario Noseda è la dimostrazione che con tenacia, passione e una seria preparazione tutto si può fare.
“Per la preparazione della barca – sottolinea Noseda – ci sono voluti più di 3 anni ma anche per allenarmi fisicamente e mentalmente ci è voluto tanto tempo. Poi se uno vuol fare lo sprovveduto può partire anche domani.. Io sono tornato a casa vivo, dimagrito, con un sacco di problematiche, ma sono tornato a casa”.
Il fato beffardo non ha però permesso al navigatore solitario di concludere quest’avventura nel modo sperato. Dopo 33 giorni di navigazione e 3.520 miglia percorse, infatti, la stanchezza, le forti correnti e la completa mancanza di strumenti a bordo hanno spinto la Star di Dario sulla scogliera dell’isola di Santa Lucia, a sud di Martinica, proprio ad un passo dalla meta.
Ma non sono riuscite a cancellare la soddisfazione per la sua impresa. Grazie alla sua straordinaria forza di volontà e alla passione, Dario, infatti, ha toccato terra incolume, dopo aver vissuto momenti di grande paura.
Un viaggio che ti segna ma anche un sogno realizzato
Dopo aver trascorso 33 giorni da solo a dialogare con il mare, l’oceano ti entra dentro e il suo richiamo non riesci più a strappartelo di dosso, anche se, per riprendersi da quella traversata, ci sono voluti anni. “Ti segna fisicamente – spiega Dario a Daily Nautica – ma è un sogno realizzato. Quello che rimane è la sensazione di avercela fatta e, se ce l’ho fatta io, ce la possono fare tutti. Se c’è un obiettivo che si vuole raggiungere, si può raggiungere nonostante le difficoltà”.
“Sono stati momenti brutti – ricorda il navigatore solitario – ma dall’altro lato penso ‘ce l’ho fatta, ho attraversato l’oceano, ho fatto 3.520 miglia in barca da solo!'”. Dario Noseda ha avuto, infatti, la tenacia di esaudire un sogno e di regalare, come racconta, un’altra vita alla sua imbarcazione: “Queste barche – conclude – hanno un anima e forse l’anima della Star aveva bisogno di dimostrare che, pur essendo una barca da regata, era in grado di attraversare l’oceano”.
Argomenti: Daily Nautica, vela