Il randista di Luna Rossa Pietro Sibello si racconta a LN: “Io rivelazione dell’America’s Cup? Voglio tornare e vincerla”
Liguria Nautica ha intervistato Pietro Sibello, il randista di Luna Rossa, al termine della 36ª America’s Cup. Dalla Liguria di Ponente alla vela mondiale, passando per lo stop ai Giochi di Londra
Liguria Nautica ha intervistato Pietro Sibello, il randista di Luna Rossa, al termine della 36ª America’s Cup. Dalla Liguria di Ponente alla vela mondiale, passando per lo stop ai Giochi di Londra
Pietro Sibello è il randista di Luna Rossa, l’unico componente dell’equipaggio che resta in piedi mentre gli AC75 volano sull’acqua. Nato ad Albenga nel 1979, la vela entra ben presto nella sua vita. Ha 8 anni quando inizia a regatare, fin da subito ad alti livelli, su Optimist e 470.
Nel 1998, insieme al fratello Gianfranco, anche lui oggi affermato velista, Pietro sale sul 49er e, nei quattro anni successivi, diventa uno dei timonieri più forti al mondo, vincendo un Campionato Europeo e conquistando tre medaglie di bronzo ai Campionati del Mondo.
Dopo le Olimpiadi di Atene 2004 e Pechino 2008, qualifica l’Italia per le Olimpiadi di Londra 2012. Ma a causa di una diagnosi (che non comporterà rischi per la sua salute), il Coni non gli consente di partecipare ai Giochi nel Regno Unito.
Negli ultimi due anni ha ottenuto ottimi risultati nelle classi Melges, Moth e GC32. Questa è stata per lui la seconda America’s Cup con Luna Rossa. Insieme alla sua famiglia, oggi vive in Sardegna, a Cagliari. Galeotto fu il ritiro con Luna Rossa. Mentre il fratello continua a vivere ad Alassio, nella nostra Liguria.
L’INTERVISTA DI LN A PIETRO SIBELLO
LN – Pietro, tu eri l’unico componente dell’equipaggio di Luna Rossa a dover restare in piedi. Ci spieghi con precisione in cosa consisteva il tuo ruolo?
PS – Ero principalmente il randista e mi occupavo delle regolazioni della randa e delle performance della barca insieme ai due timonieri. Ovviamente cercavo anche di dare una mano per quanto riguarda la visione del campo di regata – vento, raffiche, posizione dell’avversario – e quindi prendere parte alle decisioni. La cosa interessante è che mi spostavo da una parte all’altra e mi dovevo interfacciare con due timonieri diversi, e quindi adattarmi alle caratteristiche sia tecniche che caratteriali dei due.
LN – Hai iniziato a veleggiare sin da bambino, passando da varie classi, fino alle Olimpiadi. Com’è avvenuto l’incontro con Luna Rossa?
PS – Dopo l’avventura delle Olimpiadi di Pechino e quindi il fatto che non sono riuscito a partecipare alle Olimpiadi di Londra per i problemi con il Coni relativi all’idoneità agonistica, sono entrato in contatto con Max (Sirena, ndr) e devo dire che grazie a lui ho ripreso l’attività sportiva. Ho ricominciato nel 2014, con la sfida di Luna Rossa conclusa con il ritiro. Avevamo base a Cagliari, e facevo parte del team. Col tempo mi sono ritagliato un ruolo sempre più importante. Ed è stato un buon modo per convertire in positivo le disavventure avute con le classi olimpiche.
LN – Tu sei nato ad Alassio. Dove vivi? Oggi qual è il tuo rapporto con la Liguria? Torni spesso a casa?
PS – Con la mia famiglia abbiamo deciso di rimanere a Cagliari, dopo la prima esperienza con Luna Rossa. Ovviamente sono in contatto con tutti gli amici in Liguria e con mio fratello Gianfranco che ancora vive ad Alassio. Dopo questa esperienza non vedo l’ora di ritornare e riabbracciare tutti.
LN Torniamo a Luna Rossa. Il patron Bertelli ti ha definito “la rivelazione della Coppa America”. Come cambia l’analisi dello stratega di una barca “tradizionale” rispetto allo stesso ruolo su un AC75?
PS – Cambia molto. Le velocità di queste imbarcazioni fanno sì che le decisioni vanno prese con tempi molto più brevi. Bisogna anche pensare che le fasi di copertura tra le barche sono molto più difficili, perché il punto esatto per posizionarsi rispetto all’avversario è uno solo e deve essere molto preciso, altrimenti si rischia che da una posizione di vantaggio si passi ad una di svantaggio.
Quindi diventa molto importante avere chiaro il vento sul campo di regata, ma anche la coordinazione e la comunicazione con i timonieri che alla fine decidono il timing esatto della manovra. E’ importante avere le idee chiare e non perdersi nella comunicazione, nel senso di non dilazionare nel tempo la decisione, ma anche essere sulla stessa pagina quando si tratta di fare la manovra.
LN – Al di là di tutto il supporto che avete ricevuto dall’Italia, Luna Rossa ha avuto il pregio di far tornare a parlare in molti di vela, compresi anche i principali mass media dove si parlava solo di calcio, e far innamorare di nuovo gli italiani di questo sport. Vi è arrivato questo feedback in Nuova Zelanda?
PS – Si, è stata per noi una grande forza avere il supporto e il sostegno di tutta la nazione, di tutte le persone che ci hanno scritto migliaia di messaggi. Siamo grati di questo sostegno. Speriamo di aver ricambiato. Da parte nostra abbiamo cercato di dare il massimo.
LN – Molti giovanissimi hanno ancora negli occhi lo spettacolo di Luna Rossa e probabilmente su questa scia decideranno di avvicinarsi alla vela. Cosa ti senti di consigliare loro?
PS – Il mio consiglio è divertirsi, provare qualsiasi tipo di barca, non pensare solo alle regate ma imparare a conoscere il mare e la barca a vela.
LN – Da quel pass per le Olimpiadi di Londra negato dal Coni per un problema di salute, a “rivelazione della Coppa”: una bella rivincita. Cosa dobbiamo aspettarci ora nel futuro di Pietro Sibello?
PS – Continuare a dare il massimo nella vela e quindi, qualora ci sia la possibilità di ritornare con Luna Rossa, provare di nuovo a conquistare questa Coppa. Adesso il team ha posto delle solide basi, non partiamo più da zero, ma da un livello molto alto e con due o tre scelte giuste potrà sicuramente tornare e vincere.
Giuseppe Orrù
Argomenti: Daily Nautica