09 marzo 2021

Luna Rossa in finale di America’s Cup. Il ligure Michele Cannoni a LN: “Vincere sarà dura ma ci proveremo”

09 marzo 2021

Intervista al comandante recchese Michele Cannoni, classe 1977, alla vigilia della sfida più antica e famosa nella storia della vela

Luna Rossa in finale di America’s Cup. Il ligure Michele Cannoni a LN: “Vincere sarà dura ma ci proveremo”

Intervista al comandante recchese Michele Cannoni, classe 1977, alla vigilia della sfida più antica e famosa nella storia della vela

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C’è anche un po’ di Liguria nel team Luna Rossa Prada Pirelli che da domani ad Auckland sfiderà i padroni di casa di Emirates Team New Zealand nell’attesissima finale di America’s Cup, il trofeo più antico e famoso nella storia della vela. Uno dei liguri protagonisti di questa difficile impresa è il comandante Michele Cannoni, recchese, classe 1977.

Di certo mai come in questo caso vale il vecchio detto “dimmi di chi sei figlio e ti dirò chi sei“. Suo padre Marco, infatti, oltre ad aver lavorato per 32 anni come ufficiale della Guardia Costiera, è un esperto velista, spesso impegnato in regate e lunghe navigazioni a vela al comando di impegnative imbarcazioni. Anche la mamma Donatella, ma per tutti solo “Do”, è da sempre amante dell’andar per mare sospinti dal vento.

Già da piccolissimo, Michele, insieme al fratello Francesco, ha iniziato a camminare sulla coperta della barca a vela del nonno materno, il “Madda” (un 12 metri progettato da Dick Carter), dove a soli otto anni navigò da Genova a La Maddalena e viceversa con tappa e sosta in Corsica. Ben presto, sempre insieme al fratello, passò poi dalle barche a vela a quelle da competizione, anche di notevoli dimensioni.

Michele ha vissuto il mare in tutte le sue forme: cresciuto con una preparazione atletica da pallanuotista, una volta terminate le scuole superiori, ha frequentato un corso per operatori tecnici subacquei con specializzazione di taglio con sistema a cavo diamantato. Dopo l’iscrizione nell’albo dei sommozzatori professionisti della Capitaneria di Genova, ha lavorato al posizionamento di un gasdotto in Eritrea, a Massawa, nell’ambito di un progetto del fondo mondiale per i Paesi in via di sviluppo.

Ma le passioni di Michele sono le grandi sfide, tipiche di un carattere combattivo e competitivo come il suo, e ovviamente la vela. La sua prima importante regata è stata nel ’92, a bordo del “Seilan 2” di Bruno Tronchetti Provera, Portofino-Capraia e ritorno. Nel 2001, sulla “Edimetra” di Gismondi, si è aggiudicato il mondiale Maxi Yacht a Porto Cervo.

Il suo percorso per arrivare a Luna Rossa viene coronato nel 2004, quando entra nel team con estrema modestia al cospetto di tanta maestria nell’arte di regatare e con mansioni di aiuto prodiere e grinder volanti, un ruolo che, oltre ad un’alta concentrazione mentale, necessita di una notevole prestanza fisica, che ottiene osservando un costante allenamento con dedicati esercizi in palestra.

A fine 2007 lascia Luna Rossa ed entra nel Bella Mente Seven Team per 10 anni, partecipando a tutte le regate off-shore più importanti al mondo, vincendo la Transpac da Los Angeles a Honolulu, tre titoli mondiali max 72 ed altri importanti trofei che lo hanno portato ai massimi livelli della vela internazionale.

Nel 2009, sull’imbarcazione “Azzurra” dello Yacht Club Costa Smeralda, vince con i suoi compagni il “Louis Vuitton Trophy”, battendo il blasonato Emirates Team New Zealand. Nel 2018 rientra nel team di Luna Rossa, orgoglio della vela italiana, dove diventa comandante e responsabile di tutta l’imbarcazione. Ora, Covid permettendo, si ritrova nuovamente a sfidare nel duello finale l’Emirates Team New Zealand, detentore della America’s Cup, supportato dai suoi più grandi fan, la moglie Patty e il figlio Leonardo di 14 anni.

Comandante, può spiegare ai lettori di Liguria Nautica quali sono le sue mansioni in un contesto di tecnologia così avanzata?

“Il mio ruolo è di verificare ogni particolare della barca, dall’elettronica a tutte le attrezzature di bordo. Per svolgere questo compito, raccolgo dall’equipaggio tutti i feedback alla fine di ogni giornata, per correggere o modificarne il funzionamento con l’apposito team. In pratica sono l’anello di congiunzione tra il team dei tecnici e quello dei progettisti, ai quali riporto i problemi riscontrati per studiare le modifiche, un lavoro che mi impegna ad ogni uscita in mare. Inoltre, devo accertarmi del corretto funzionamento di ogni sistema di prevenzione sulla sicurezza e sono parte integrante, con l’equipaggio, di eventuali sostituzioni nelle varie posizioni”.

Può descriverci che emozione ha provato a stringere tra le mani la “Prada Cup”, che rappresenta anche il passaporto per la “America’s Cup”?

“Un’emozione forte, un senso finalmente di liberazione delle tensioni, consapevole di non aver vanificato tre anni e mezzo di estremo rigore e preparazione, con giornate lavorative da 13/17 ore nell’ultimo anno e mezzo e con rare soste, forse una domenica ogni tre mesi. Sacrifici che con noi hanno condiviso le nostre famiglie, che ci hanno seguito, accontentandosi del poco tempo che possiamo dedicargli e adattandosi ad ogni nuovo luogo e nuova scuola per i ragazzi”.

Comandante, certamente le vostre strategie di preparazione per l’ultima sfida non possono essere rese pubbliche, ma può raccontarci sommariamente le vostre giornate di preparazione?

“Dopo la Prada Cup, adesso siamo concentrati sull’ultimo sforzo titanico di portar via la coppa ai neozelandesi nelle loro acque. Sarà certamente un’impresa molto dura, ma ci stiamo preparando, mettendo in campo tutte le nostre risorse tecniche e tattiche, che ci hanno ripagato fino ad ora. Essendo una maratona, vince il primo che arriva a sette vittorie, quindi ci alleniamo tutti i giorni come se già fossimo in competizione”.

Ci può confidare se avete dei riti scaramantici prima di ogni gara?

“Essendo un team multietnico e multiregionale, non abbiamo una formula magica che ci allontani dalla sfortuna e dal malocchio, ma credo che ognuno di noi abbia i suoi riti scaramantici, come ad esempio indossare lo stesso particolare capo di abbigliamento in competizione, portarsi lo stesso amuleto o, ancora, toccare una parte della barca con riverenza e rispetto, come quando si entra in chiesa e ci si rivolge al santo preferito…”.

Ringraziamo il comandante Michele Cannoni del tempo che ci ha voluto dedicare in un intenso periodo di preparazione per la grande sfida, consapevoli che tra pochi giorni un intero Paese a fare il tifo per Luna Rossa Prada Pirelli.

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