30 gennaio 2024

Tom Laperche si ritira dall’Arkéa Ultim Challenge Brest

30 gennaio 2024

Sono ancora in mare solo 5 dei 6 trimarani Ultim partiti il 7 gennaio per il loro primo giro del mondo in solitario, dopo il ritiro di Tom Laperche a bordo di SVR Lazartigue

Tom Laperche si ritira dall’Arkéa Ultim Challenge Brest

Sono ancora in mare solo 5 dei 6 trimarani Ultim partiti il 7 gennaio per il loro primo giro del mondo in solitario, dopo il ritiro di Tom Laperche a bordo di SVR Lazartigue

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Nella cronaca dell’Arkéa Ultim Challenge Brest, primo giro del mondo in solitario dedicato ai maxi trimarani Ultim 32/23 partito il 7 gennaio da Brest (Francia), è come se tutto fosse accelerato, quasi come se le novità tenessero il passo delle velocità di crociera di questi giganti del mare, spesso ben sopra i 30 nodi. Dall’ultimo aggiornamento della regata del 18 gennaio, ci sono state infatti parecchie novità, tra cui la più recente e “dura” da digerire è stata l’annuncio lunedì 29 gennaio del ritiro di Tom Laperche a bordo di SVR Lazartigue, uno dei favoriti per la vittoria.

Ma andiamo per ordine. Il 19 gennaio il leader della regata Charles Caudrelier, a bordo di Maxi Edmond de Rothschild, passava il primo dei tre grandi capi del percorso, quello di Buona Speranza in Sud Africa, dopo 12 giorni, 1 ora e 2 minuti dalla partenza, con una velocità media di 28.85 nodi. Da quel momento in poi, iniziando la discesa dell’oceano Indiano, lo skipper francese iniziava a scavare un divario sempre più consistente dai suoi più diretti inseguitori, Thomas Coville a bordo di Sodebo Ultim e Armel Le Cléac’h su Maxi Banque Populaire XI.

Il 22 gennaio Tom Laperche arrivava finalmente a Città del Capo, dopo che la collisione con un oggetto flottante non identificato il 18 gennaio aveva causato una via d’acqua e danni importanti allo scafo centrale. Il giorno dopo, il 23 gennaio, altre cattive notizie: anche Anthony Marchand a bordo di Actual Ultim 3 segnalava una collisione con un oggetto non identificato che aveva danneggiato il sistema di foil babordo. Dopo un’iniziale riparazione in mare, il team decideva di fare uno scalo tecnico per riparare a Città del Capo, lontano “solo” 400 miglia, per essere sicuri di affrontare l’Indiano e il Pacifico in sicurezza.

Caudelier, dal canto suo, il 25 gennaio passava capo Leeuwin, migliorando di oltre 1 giorno il record di velocità stabilito da François Gabart a bordo di Macif nel 2017. Il 26 gennaio anche il chiudipista della regata, Eric Péron, annunciava di dover fare uno scalo in Sudafrica a causa di un danno al sistema dei timoni, quasi certamente dovuto ad una collisione non meglio identificata. Dal canto suo Thomas Coville, sempre in seconda posizione, spiegava commosso che con il suo team erano riusciti a riparare il sistema di discesa dei foil di dritta che gli dava problemi da più di una settimana, ma su cui non era stato possibile metterci le mani prima, a causa delle condizioni meteo troppo intense.

E visto che per fortuna anche le belle notizie, oltre alle brutte, sembrano spesso susseguirsi, il 27 gennaio Marchand dichiarava di poter ripartire da Città del Capo dopo aver sbarcato il foil rovinato che lo aveva rallentato quattro giorni prima, con un pit stop di poco più di 24 ore, il minimo indicato nel regolamento della regata. Il 28 gennaio, 3 minuti dopo la mezzanotte, Caudrelier entrava ufficialmente nell’oceano Pacifico, stabilendo un nuovo record di velocità per il passaggio dell’oceano Indiano, in 8 giorni, 8 ore, 20 minuti e 36 secondi, migliorando di tre ore quello stabilito dal suo attuale inseguitore, Coville, nel 2016. Lo stesso giorno, intorno alle 18, Eric Péron rientrava in gara dopo 24 ore di scalo tecnico passate all’ancora nella baia di Cape Town, durante le quali due tecnici del suo team avevano riparato il sistema del timone danneggiato e altri piccoli danni, mentre lo skipper era sceso a terra per una doccia e una cena al ristorante.

Il 29 gennaio, invece, è arrivata la notizia più dura: Tom Laperche ha abbandonato ufficialmente la regata, avendo deciso con il suo team che i danni a SVR Lazartigue erano troppo consistenti per essere riparati e poter continuare la corsa, quasi certamente senza più una speranza di vittoria, dato il ritardo accumulato in Sudafrica.

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