Vela olimpica: fallimento Italia, il talento si scioglie al sole di Rio
Un'olimpiade quanto mai amara per la vela azzurra che torna a casa senza neanche un podio: le aspettative di medaglia naufragano nelle medal race
Un'olimpiade quanto mai amara per la vela azzurra che torna a casa senza neanche un podio: le aspettative di medaglia naufragano nelle medal race
Non doveva finire così. Inutile nasconderlo, la spedizione della nazionale di vela italiana a Rio 2016 si è risolta in un fallimento su tutta la linea. Le aspettative lecite della vigilia, in base a quanto visto durante il quadriennio, lasciavano sperare in due medaglie, forse tre. Torniamo a casa senza nessun podio, stesso identico risultato di Londra 2012. Il dato è chiaro: la gestione di Carlo Croce in due quadrienni non ha portato nessuna medaglia, ci sono si stati dei miglioramenti significativi come presenza internazionale dei nostri atleti ma a contare sono anche i risultati, e nell’appuntamento olimpico sono mancati.
Diciamolo chiaramente: la storia di “E’ stato comunque bello esserci” non la beve nessuno e non può, e non deve, essere il ritornello del mesto ritorno dei nostri velisti in Italia. All’olimpiade si, è bello esserci, ma è più bello tornare a casa con una medaglia al collo soprattutto quando il talento per ottenere risultati importanti non manca.
Il talento, quello che senza dubbio hanno i velisti italiani. Cosa è mancato allora? Non siamo nessuno per dirlo, ma da semplici attenti osservatori non si può non notare un dato: la vela italiana è entrata tre volte in medal race in quest’olimpiade, quattro con quella che disputeranno Conti-Clapcich senza possibilità di medaglie, e in tutti i casi la regata decisiva è stata un flop. Teniamo da parte il caso di Mattia Camboni, che nella medal race chiusa in ultima posizione non aveva possibilità di medaglie e ha dalla sua parte quei 20 anni che lasciano presagire un futuro da grande campione, per lui c’è ancora tempo.
Flavia Tartaglini invece, che partiva da leader in medal pur con una classifica difficilissima, ha chiuso la regata decisiva nona, crollando nel momento in cui occorrevano lucidità, freddezza e cattiveria. Un’atleta tecnicamente fortissima, più volte leader della ranking Isaf durante il quadriennio, ma che ha mancato l’appuntamento fondamentale. Discorso simile per il Nacra 17 italiano: il talento di Vittorio Bissaro e Silvia Sicouri non è in discussione, così come è indubbio il fatto che la loro medal race è stata corsa sottotono (settimi in medal e quinti in generale), con scelte tattiche forse non all’altezza dell’appuntamento. Non prendiamocela con il campo di regata, era difficile per tutti. Non evochiamo, per favore, la sfortuna.
E’ mancata la testa, la capacità di resistere alla pressione dell’appuntamento più importante di una carriera e la cattiveria nel momento giusto. Non è una faccenda di qualità dei singoli, ripetiamo che quella dal nostro punto di vista non è in discussione. Giulia Conti e Francesca Clapcich per esempio: nel 49er FX durante il quadriennio sono quasi sempre andate a podio, neanche un anno fa campionesse mondiali in Argentina. Sono entrate in una medal matematicamente fuori dal podio, senza mai trovare la giusta continuità di piazzamenti che in un’Olimpiade fa la differenza tra il partecipare e il fare un grande risultato.
Non ci sono, e non possono esserci, scuse: a Rio arrivavamo con un’aspettativa molto alta, torniamo bastonati. E non basta rievocare i grandi sacrifici fatti durante il quadriennio, non basta dire è stato bello esserci: non diciamolo per favore, a un’Olimpiade è bello esserci, ma se per due edizioni di fila la vela italiana non porta a casa nessuna medaglia è arrivato il tempo di una profonda e sana autocritica.
Rifletta la FIV sul patrimonio umano che in questi anni ha avuto a disposizione senza riuscire a sfruttarlo a pieno. Riflettano i dirigenti e i tecnici su quanto poteva essere fatto diversamente. Riflettano gli atleti, perché i risultati contano, accontentarsi di partecipare no, e siamo sicuri che i nostri ragazzi questo concetto lo abbiano ben chiaro in testa. La strada verso Tokyo 2020 riparte da oggi.
Mauro Giuffrè
Argomenti: Daily Nautica, vela
Quanto successo ai velisti italiani nelle olimpiadi al di la degli errori tattici fatti da qualche equipaggio evidenzia sopratutto una carenza nello staff tecnico come capacità di guidare il team e trasformare dei bravi velisti in fuoriclasse.
Il risultato di Rio e precedentemente quello di Londra rispecchia la situazione generale della vela in Italia, sport che se praticato a livello agonistici e’ “tollerato” se fatto per diletto o piacere e’ contrastato.
Ben detto!