Antonio Penati racconta “La costruzione di un sogno” nel libro della vita. L’intervista di LN all’editore che naviga
Intervista al fondatore di Edizioni Il Frangente, Antonio Penati, che ha un passato da navigatore nei mari del mondo e che ora ha raccolto le sue avventure a bordo di “Lycia” in un libro, ricco di ricordi e immagini
Intervista al fondatore di Edizioni Il Frangente, Antonio Penati, che ha un passato da navigatore nei mari del mondo e che ora ha raccolto le sue avventure a bordo di “Lycia” in un libro, ricco di ricordi e immagini
Il Mediterraneo ormai gli stava stretto, dato che lo conosceva come le sue tasche. La voglia di varcare lo Stretto di Gibilterra era tanta, ma prima serviva una barca. Da costruire da zero. Con la costruzione di Lycia, un cutter da 18 metri, inizia anche la costruzione del sogno di Antonio Penati, navigatore, editore e ora anche scrittore.
Antonio Penati, infatti è “l’editore che naviga”, così come recita lo slogan di Edizioni Il Frangente, la casa editrice veronese, specializzata in libri di mare e di nautica, che ha fondato nel 1996. Ora Penati ha voluto raccogliere in un libro i suoi ricordi di viaggio, accompagnati da aneddoti e fotografie bellissime, diventando editore e autore di sé stesso, per offrire al suo pubblico il diario di viaggio della sua vita. Si intitola “La costruzione di un sogno” (448 pagine, 45 euro) il primo libro di Penati in veste di scrittore, in cui racconta “Le rotte e gli incontri del cutter Lycia e del suo comandante”, come recita il sottotitolo.
Dopo anni passati a navigare in tutto il Mediterraneo, insieme agli allievi della sua scuola vela, a bordo dello Stefral III, Penati ha sentito la necessità di uscire da Gibilterra per esplorare altri mari, altri luoghi, altre genti. Ma serviva una barca più grande, che gli permettesse di lavorare durante il giro del mondo. Nasce così il Lycia, un cutter di 18 metri costruito sul Lago d’Iseo.
Quattro anni di durissimo lavoro, un progetto che ha seguito personalmente passo passo, dalle tavole di legno fino all’ultima sartia. Durante la sua costruzione, ha fatto più volte il giro del mondo con la fantasia, chiacchierando la sera con gli amici. Fino a che il giorno di partire per il giro del mondo arriva davvero e molla gli ormeggi dal marina di Monfalcone il 22 maggio 1996. Inizia così un’avventura che porterà Antonio Penati a navigare per 11 anni in tutti gli oceani, passando dai grattacieli di New York alle palafitte della Papua, ma sempre con l’obiettivo di tornare nel suo amato Mediterraneo.
In questo libro, dal formato pregiato, rilegato e dalla carta patinata, Penati racconta le sue navigazioni e le accompagna con tante fotografie. Sono racconti dedicati agli incontri più che alle avventure che, come le immagini pubblicate, immortalano il sorriso dei bambini che raggiungono il Lycia in canoa, il volto della gente del posto che accoglie un uomo venuto da lontano. Sono disponibili anche dei video dei viaggi del Lycia.
L’INTERVISTA DI LN
Abbiamo intervistato Antonio Penati, navigatore, editore, scrittore e da sempre uomo di mare.
LN – Antonio Penati, com’è avvenuto il suo incontro con la nautica, fino a diventare istruttore di vela?
AP – Verso i primi anni ’70 un amico mi invitò per un fine settimana a Varenna sul lago di Como. Di fronte a casa era ormeggiata la sua barca, uno sloop di 6 metri. Mi chiese se volessi provare a veleggiare e accettai volentieri: fu un colpo di fulmine!
Ogni giorno arrivavo a casa con qualche libro sulle tecniche di navigazione o sui grandi viaggi a vela e mi abbonai a tutte le riviste del settore. Acquistai le due prime barche, ma fu nel 1976 con il varo della mia prima vera barca, lo Stefral III, che ebbe inizio la mia nuova vita. Progressivamente mi ero staccato dall’azienda che conducevo con mio fratello, ma non sapevo bene che strada prendere, sapevo però con certezza quello che non avrei più fatto. Scelsi di vivere in barca e portai la barca ad Aprilia Marittima, nell’alto Adriatico, dove da poco avevano aperto un marina e cominciai ad avvicinarmi all’ambiente dei professionisti della vela.
Poi, un giorno, sulla scena apparvero Gigi e Irene Nava e da quel momento la mia esistenza cambiò totalmente. Così nel 1983 aprii la mia scuola di vela, tenendo corsi di patente e di perfezionamento in Trentino e a Verona, città nella quale poi mi sarei trasferito stabilmente, durante l’inverno, mentre dalla primavera all’autunno effettuavo crociere-scuola in tutto il Mediterraneo, da Istanbul a Gibilterra. Questo l’ho fatto per circa vent’anni.
LN – Qual è l’episodio che più l’ha colpita durante le sue navigazioni in giro per il mondo?
AP – In realtà, considerato che il viaggio è durato 11 anni, ci sono stati vari momenti e incontri che restano indelebili nella mia memoria. Mi limito a citarne alcuni. Sicuramente l’incontro alle isole San Blas con una donna della popolazione indigena Kuna, che era in procinto di partorire e che con una navigazione di una ventina di miglia ho portato nell’isola dove c’era l’unico ospedale dell’arcipelago.
Poi sicuramente la mia partecipazione alla manifestazione americana OpSail 2000, in cui ho rappresentato l’Italia in mezzo alle numerose altre navi-scuola della marineria mondiale. Non posso dimenticare l’emozione che ho provato quando la banda militare americana suonò l’inno di Mameli al mio passaggio, durante la parata del 4 luglio nelle acque del fiume Hudson, tra i grattacieli di New York. Un altro momento indelebile sono i saltatori dalle torri di liane sull’isola di Pentecoste nell’arcipelago delle isole Vanuatu, nel Sud pacifico, che avevo visto tanti anni prima in un documentario in tv.
LN – D’accordo la passione e la profonda conoscenza del mare, ma da qui a fondare una casa editrice specializzata ce ne vuole. Com’è arrivato a compiere questo passo?
AP – L’idea nasce dall’incontro con Luisa, che poi sarebbe diventata mia moglie. Cullavamo l’idea di aprire una libreria del mare a Verona, ma ben presto l’idea ha cambiato rotta. Abbiamo pensato di unire le nostre competenze, la mia di istruttore e skipper professionista, la sua di traduttrice, e ci siamo rivolti a una grande casa editrice inglese, la Imray Laurie Norie & Wilson Ltd, specializzata in portolani e carte nautiche, proponendoci come loro editori per il mercato italiano. Così, nel 1997 è uscito il primo portolano pubblicato dalla nostra casa editrice.
LN – Lei ha fondato “Edizioni Il Frangente” nel 1996 e nello stesso anno ha mollato gli ormeggi del suo Lycia. Come ha conciliato la nuova esperienza professionale con le sue navigazioni? Chi rimaneva in ufficio a Verona a far crescere la nuova azienda?
AP – Vero, poche settimane prima di partire per il mio giro del mondo fondavamo la casa editrice, con il mutuo accordo che Luisa si sarebbe occupata di iniziare l’attività, essendo la prima parte in causa per la traduzione dei portolani, ed io avrei seguito a distanza il progredire dell’azienda.
Durante la stagione dei cicloni, messa la barca in sicurezza, rientravo ogni anno, per cui navigavo mediamente 8 mesi e per 4 mesi stavo a casa. Durante questo periodo pianificavamo tutto quanto era necessario per l’attività editoriale. Inoltre, quando possibile, mia moglie mi raggiungeva dove mi trovavo ed erano anche queste occasioni per tenermi aggiornato. In questo modo sono riuscito per la maggior parte del viaggio a conciliare entrambe le cose.
LN – Antonio Penati è diventato così “l’editore che naviga”. Ma è ancora un navigatore?
AP – La voglia di girare il mondo in barca l’ho soddisfatta, ma certamente non posso smettere di navigare, fa parte del mio modo di vivere. Sto terminando di restaurare il Lycia, che dopo migliaia di miglia aveva bisogno di un refitting completo. Con questa barca navigherò in Mediterraneo, soprattutto nell’amatissimo Egeo saltando da un’isola all’altra.
LN – Lei guida la principale casa editrice di riferimento per il mare e la nautica a Verona. All’inizio ha avuto difficoltà a presentarsi come editore monotematico di mare ma lontano dal mare?
AP – Alla fine del mio giro del mondo nel 2007 la casa editrice stava diventando una realtà consolidata. Ora mi aspettava una nuova sfida e il Frangente rappresentava l’emanazione naturale della mia passione per il mare e per la cartografia. Attraverso la casa editrice avrei potuto raccogliere le storie di molti altri navigatori italiani e trasformarle in libri, continuare così a vivere il mare anche quando mi sarei trovato a terra.
LN – Dopo aver pubblicato tantissimi libri di storie di navigazioni e manuali per navigatori, finalmente ha voluto raccontare anche la sua di navigazione, il suo “sogno”. Cosa l’ha spinta a ripercorrere questi anni in mare in un “diario di bordo della vita”?
AP – Mi ha spinto anzitutto un desiderio personale di ripercorrere e mettere nero su bianco il mio giro del mondo che ha rappresentato un momento cruciale nella mia vita di navigatore e che ho letteralmente “costruito”, un pezzetto alla volta, a partire dalla barca. Come “editore che naviga” mi pareva coerente che i nostri lettori venissero a conoscenza del fatto che oltre ad essere un editore, sono e sarò sempre anzitutto un navigatore.
LN – Nessuno meglio di lei può farlo: dia un consiglio (da editore e da uomo di mare) a chi vorrebbe scrivere un libro che parla di mare o di nautica.
AP – Scrivere un libro è senz’altro una gioia, ma anche una fatica e una sfida. L’autore deve anzitutto trovare la chiave giusta per trasmettere al lettore esattamente quello che ha in testa e coinvolgerlo, sia che si tratti di un libro tecnico o narrativo. Se parliamo di libri di viaggi, ad esempio, basandomi sulla mia personale esperienza di navigatore, non bisogna cadere nell’errore di scrivere un mero giornale di bordo che rischia di diventare noioso, ma parlare soprattutto delle proprie emozioni, paure e gioie.
Scrivere un libro è anche un processo abbastanza lungo, perché il testo va letto, riletto, affinato, lasciato riposare per un certo tempo e poi ripreso, perché proprio nell’ultima fase si scoprono molte banalità e molte cose da cambiare. Ma soprattutto mi sento di dire che un libro va scritto quando c’è l’esigenza di condividere con altri qualcosa che induce a metter mano a “carta e penna”, solo in questo modo l’autore potrà lasciare una traccia che non verrà dimenticata.
L’AUTORE – ANTONIO PENATI
Antonio Penati, milanese di origine, classe 1946. Per 30 anni è istruttore di vela d’altura e navigatore a tempo pieno. Effettua crociere in tutto il Mediterraneo, da Gibilterra a Istanbul, con i propri allievi, a bordo della sua barca Stefral III. Nel 1995 vara la sua seconda barca, Lycia, un cutter oceanico di 18 metri, anch’esso in legno. Ne cura personalmente l’allestimento progettando e realizzando molte attrezzature. Con questa barca fa un giro del mondo durato 11 anni.
Nel 1996 fonda, assieme alla moglie, la casa editrice Edizioni il Frangente, che diventa un’emanazione naturale della sua passione per il mare e per la cartografia.
La costruzione di un sogno
di Antonio Penati
Edizioni Il Frangente, Verona, dicembre 2020
Pagine: 448, illustrate a colori
45,00 euro.
Giuseppe Orrù
Argomenti: Daily Nautica, mare, vela