L’Autorità portuale elettrifica le banchine, stop all’inquinamento
L’Autorità portuale, primo caso in Italia, ha elettrificato le banchine dei bacini di carenaggio presenti in porto
L’Autorità portuale, primo caso in Italia, ha elettrificato le banchine dei bacini di carenaggio presenti in porto
Da oggi tutte le navi che sosteranno nell’area del porto di Genova saranno alimentate da terra con energia elettrica eliminando la necessità di tenere i motori accesi. L’Autorità portuale ha infatti elettrificato le banchine dei bacini di carenaggio presenti in porto ovvero quelle attualmente gestite dalla società Ente Bacini. Si tratta di un intervento molto importante in quanto diminuirà drasticamente le quantità di inquinamento, sia acustico che atmosferico. L’intervento è stato realizzato da una ditta di Napoli, la Sici, in seguito all’investimento da 10 milioni di euro di palazzo San Giorgio.
Tutte le banchine delle riparazioni navali sono state dotate di un cavo flessibile montato su una struttura mobile, che prende energia da due centraline elettriche, e arriva a bordo delle navi per poi essere collegato ad un apposito quadro di bordo. L’Enel fornirà pertanto l’energia elettrica ai concessori delle banchine di ormeggio che si occuperanno di gestire la fornitura a bordo delle navi, mentre l’armatore riconoscerà al concessionario gli oneri associati alla posa in opera della connessione elettrica nave-terra e gli oneri del consumo elettrico della nave.
Il piano dell’autorità portuale inoltre prevede un ulteriore investimento di 15 milioni di euro di cui dodici saranno destinati all’elettrificazione del terminal Psa di Voltri-Prà mentre altri 3 milioni di euro andranno alla Stazione Marittima e sarà proprio l’impianto di Ente Bacini a fornire l’energia necessaria a tutti e sei i bacini di carenaggio e alla zona delle riparazioni navali.
Le prime applicazioni di questo tipo all’interno di porti commerciali sono state realizzate solo negli ultimi anni in alcuni moli negli scali di Juneau (Alaska), Los Angeles e San Francisco (California), Lubeck (Germania) e Göteborg (Svezia). Ma in Italia mai era stato portato a termine un impianto del genere, se non all’interno di marine turistiche e basi militari.
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